Non basta avere una delle voci più particolari e raffinate del rock alternativo degli anni Novanta per fare un capolavoro; al traguardo del debutto da solista, il frontman degli Incubus Brandon Boyd sembra, all’apparenza, seguire l’andamento sottotono del suo progetto principale con “The Wild Trapeze”. Non parliamo di una release brutta ma di un qualcosa che, pur non presentando difetti evidenti, lascia all’ascoltatore una sensazione di incompiuto e che poteva essere curato meglio. Ed è un dispiacere, perché Brandon Boyd non sbaglia una linea vocale, e le idee e le melodie di qualità ci sono, come ad esempio nella traccia conclusiva, la groovy “All Ears Avow!”, che all’apparenza potrebbe apparire come fuori luogo. Di sicuro, “The Wild Trapeze” è il passo più coraggioso fatto dall’artista californiano da anni, ma il tutto è ben lontano da un giudizio ottimo.