Hatebreed: The rise of brutality secondo il drummer Matt Byrne

 

Hatebreed 2010 intervista
Un nuovo full length uscito l’anno scorso. Un disco che vuole essere un tributo a tutte le band che hanno influenzato in qualche modo il loro sound. Insomma, di carne al fuoco ce n’è parecchia per ciò che riguarda gli Hatebreed. Noi di Outune ci siamo trovati in quel dell’Alcatraz a Milano, per appronfondire questi ed altri discorsi in compagnia del drummer Matt Byrne.

Allora Matt, l’anno scorso siete usciti con un nuovo disco (“Hatebreed”) ed un album di cover (“For The Lions”); come mai la decisone di far uscire quest’ultimo?
L’idea ci era venuta prima di incidere “Supremacy”, e mentre stavamo scrivendo brani per quell’album, ci hanno chiesto di prepare un brano dei Sick Of It All per un tribute album. Da li è stato un effetto valanga. Dato che ci era piaciuto fare la cover dei Sick Of It All abbiamo iniziato a provare altre cover. A furia di provare canzoni ci siamo trovati con 21 cover registrate  ed è stato molto divertente, nel giro di una settimana era tutto pronto. Ci siamo quindi incontrati per incidere “Supremacy” ed allora abbiamo lasciato da parte il progetto  per un po’. Non pensavamo che quelle registrazioni sarebbero mai state pubblicate. Siamo poi andati a riascoltare le cover e ci hanno convinto appieno. Non lo consideriamo un album di brani già editi, bensì un tributo. Sono le nostre versioni dei gruppi con i quali siamo cresciuti e le canzoni con le quali abbiamo imparato a suonare i nostri strumenti. Quindi abbiamo deciso di darlo in pasto al pubblico, per mostrare le nostre influenze, ed in qualche modo ridare nuova luce a certi gruppi di cui molti si sono dimenticati.

Tra queste cover spiccano una degli Slayer ed una dei Metallica. Da batterista è stato difficile riprendere gli stili di Dave Lombardo e Lars Ulrich?
Tutti noi abbiamo scelto quali canzoni riproporre, dato che in principio si trattava di un personale divertissement. Fui io a scegliere la canzone “Ghosts Of War” degli Slayer. Dave Lombardo è il mio batterista preferito per ciò che riguarda il metal. Fa impallidire molti batteristi ed è uno che  è stato capace di fissare uno standard dai primi anni ottanta. Il brano “Ghosts Of War” è molto complesso dal punto di vista tecnico, molti fill, molto lavoro di mani, ed è molto veloce. Ho optato per quella canzone dato che rappresenta le qualità che apprezzo in Dave e negli Slayer. Volevo emulare il suo modo di suonare al meglio delle mie possibilità ma allo stesso tempo aggiungendo qualcosa di mio. Per ciò che riguarda il brano dei Metallica, diciamo che molti al giorno d’oggi odiano Lars e i Metallica, ma non bisogna dimenticare che sono una delle più grandi band del metal e che hanno segnato la storia di tale genere. Credo che tutti dovrebbero ringraziarli, e noi per farlo abbiamo scelto “Escape”, una delle canzoni più sconosciute dei Metallica; non credo che l’abbiano mai neppure suonata dal vivo. In questo caso, però, non l’ho suonata come Lars: ho semplicemente messo del mio, è comunque diretta, ma ho aggiunto il mio stile e la mia personalità. Scommetto che se la sente la odierà (ride). Jamey (Jasta, ndr) ha seguito le linee vocali di Hetfield alla lettera, e questa è stata una sfida per lui. Lui non è abituato a cantare, intendendo il canto nel senso più letterale del termine.

Per ciò che riguarda l’album “Hatebreed”, c’è un messaggio che avete cercato di lanciare con quell’album?
Non credo. Non lo abbiamo inciso con l’idea di mandare un messaggio al mondo. Volevamo, insieme al nostro nuovo chitarrista Wayne, fare qualcosa di più “chitarristico”, dato che le sue qualità sono molto diverse da Sean.  Wayne ha la tendenza a fare assoli, e in questo senso il disco di cover che abbiamo fatto ha influito molto sul sound del nostro ultimo disco. Difatti è molto diverso dal solito disco degli Hatebreed: solitamente noi non utilizziamo il  cantato pulito, al contrario qui ce n’è tanto. Jamey urla ancora, ma la differenza è che urla con la giusta intonazione. Insomma, con questo disco abbiamo deciso di sperimentare soluzioni che non avevamo mai adottato in passato.

Un tempo era il punk rock la musica che rappresentava la rabbia di una generazione verso il sistema. Dato l’attuale crisi mondiale, si potrebbe dire che gli Hatebreed rappresentano la rabbia e la frustrazione verso ciò che sta succedendo adesso?
Non direi. Noi siamo in giro da 12/15 anni, quindi prima di questa crisi. Credo che da sempre il nostro messaggio sia di combattere questo mondo di merda e cercare di trasformarlo in qualcosa di buono. I nostri testi dicono questo. Molte delle nostre canzoni parlano del risollevarsi da una brutta situazione e di non arrendersi mai. Credo che sia questo il messaggio degli Hatebreed, non il fatto di essere a capo di una rivoluzione contro la società di oggi.

Gira voce che state preparando un secondo disco di cover; questa indiscrezione può trovare conferma?
Non ci siamo ancora mossi in questo senso. Ci sono state delle voci in merito quando abbiamo fatto uscire “For The Lions”. Questa release ha riscontrato successo e quindi ne abbiamo parlato tra di noi sulla possibilità di fare un secondo disco; attualmente è solo una fantasia, ma sono sicuro che più se ne parlerà più potrebbe diventare realtà. Quando? Chi lo sa. Non abbiamo prenotato lo studio e non abbiamo iniziato delle nuove jam sessions. Magari un giorno..

Per quanto riguarda il nuovo materiale, quale è stato il riscontro del pubblico?
Ottimo direi. E’ da un po’ che proponiamo 3 o 4 brani dal nuovo disco, ed i fan già conoscono le parole, tutti ci fanno i cori ovunque andiamo.

Obiettivi per il 2010?
Abbiamo parlato di fare nuove cover. E quindi vorremmo iniziare questo progetto e fare uscire un disco molto prima di quell’altro. Tra aprile e maggio cominceremo anche a scrivere materiale per un nuovo disco d’inediti, prenoteremo lo studio ed inizieremo a provare delle demo per nuovi pezzi, ai quali seguirà un nuovo tour. Gli Hatebreed sono una touring band, ci conoscono per essere degli stakanovisti, persone che si prendono pochissime pause.

Dj Nik

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