Abbiamo incontrato, pochi minuti prima dello show al New Age Club di Roncade (TV), Donald Tardy, batterista degli Obituary e uno dei migliori drummer nel genere. Ampio spazio alla sua band madre e alla storia soprattutto recente, caratterizzata dall’uscita di Allen West, uno dei principali songwriter, e dall’ingresso di Ralph Santolla.
Con una grossa parentesi conclusiva su quell’esperienza con Andrew WK che è stata, per lui, l’attività più importante al di fuori degli Obituary.
Potresti presentarci brevemente l’ultimo disco della tua band, “Darkest day”?
È il secondo disco che ci autoproduciamo e riteniamo che questa sia una cosa molto divertente per noi. Dal punto di vista dello stile, è un classico disco death metal, nel quale mio fratello John (Tardy, ndr) ha composto i testi e le linee vocali. Dal punto di vista della risposta da parte di stampa e fan, abbiamo notato che la cosa si sta evolvendo in maniera positiva, siamo eccitati da tutto questo.
Come mai questa attitudine Do It Yourself, che ricorda molto quella delle band hardcore di inizio anni Ottanta?
Il ritorno alle radici, e ad un’attitudine Do It Yourself, è una cosa che ci possiamo permettere in questi giorni grazie soprattutto alle nuove tecnologie. Dieci anni fa non potevi fare questo: dovevi andare in studio, dedicare molto tempo e soldi. Alcuni anni fa abbiamo deciso di comprare dei sistemi Pro Tools e tutte le attrezzature necessarie, come ad esempio i microfoni; una grossa spesa, ma alla fine ci siamo trovati in mano un vero e proprio studio di registrazione moderno di nostra proprietà. Una prospettiva che ci affascina moltissimo, soprattutto per il futuro. Questo nostro nuovo approccio è collegato limitatamente anche al fatto che, ai giorni nostri, non girano grossi budget nel death metal: le etichette hanno pochi soldi e le band sono costrette a risparmiare il più possibile, altrimenti non riuscirebbero mai a guadagnare qualcosa dai propri lavori. Viste queste circostanze, la scelta di produrci da soli e di aprire un nostro studio di registrazione è stata la cosa più naturale che si potesse fare. L’unica cosa che ci ha richiesto moltissimo tempo, a conti fatti, è stato imparare come utilizzare al meglio queste apparecchiature.
Il secondo disco con Ralph Santolla, sostituto di Allen West. Come è stato l’approccio di questo nuovo chitarrista nel sound degli Obituary? E come sta Allen West?
L’apporto è limitato al suonare le parti di chitarra e alla composizione di alcuni assoli. Da questo punto di vista, non ha sostituito del tutto Allen West che, quando faceva parte degli Obituary, era tra i principali songwriter. Oggi, questo ruolo ce lo dividiamo io, mio fratello John e Trevor (Peres, chitarrista ndr). Allen? Beh, ad oggi è fuori dalla galera, e questa è una cosa sicuramente positiva. Sta ancora dedicandosi alla musica e, se non sbaglio, ha già messo in piedi una nuova band. Ci sentiamo spesso via telefono, siamo ancora molto amici e spero che riesca a star fuori dai guai.
Escludendo l’ingresso di Santolla, gli Obituary non presentano variazioni della lineup da più di vent’anni.. quella che è nata come una band è diventata per voi come una famiglia?
Parlando per la mia situazione, io, John e Trevor siamo come dei fratelli e ci frequentiamo da moltissimi anni.. Trevor l’ho conosciuto quando avevo 7 anni. È normale che, dopo che conosci una persona da più di trent’anni, questa diventi praticamente come un tuo fratello. Gli Obituary restano sempre una parte fondamentale della mia carriera, ma sono di fatto anche parte della mia vita privata: adoro spendere il tempo insieme a loro, divertendomi.
E il rapporto con la vostra etichetta, la Candlelight Records?
Candlelight Records ha distribuito i nostri ultimi due dischi e sono consapevoli che una band come la nostra, che ha un seguito piuttosto fedele di fan, necessita di un lavoro promozionale di riguardo. Loro fanno di tutto per “pomparci” al massimo con la stampa, ma come potrai immaginare per le nostre esigenze potrebbero fare molto di più. Questa purtroppo è una cosa che accomuna tutte le label indipendenti. “Darkest day” era il nostro ultimo disco con loro, come stabilito dai contratti, e ad oggi siamo una band “libera” che valuterà a breve tutte le proposte che gli si presenteranno davanti. Una cosa sicura è che la nostra futura etichetta dovrà dedicare anima e corpo alla nostra causa.
Ascoltando la vostra discografia, si nota un certo “filo rosso” e uno stile che accomuna tutte le vostre release: un death metal spesso lento e ricco di groove. Quali sono le band che più hanno influenzato il vostro sound?
Siamo stati tra i primi a proporre un sound vicino al death metal, quindi non avevamo una band alla quale ispirarci appartenente a questo filone. Inizialmente, come tutti i ragazzini, volevamo suonare un rock il più veloce e pesante possibile, ed era impossibile non passare per i Black Sabbath, band che resta tra le nostre preferite di sempre e tra le nostri maggiori influenze da teenager. Parlando dal punto di vista personale, Ronnie James Dio e Vinnie Appice sono stati i miei massimi ispiratori nella musica heavy. Anche se il musicista migliore che abbia mai sentito resta John Bonham dei Led Zeppelin.
La vostra ultima release vera e propria è “Live Xecution”, dvd live uscito nelle ultime settimane..
È uno show che abbiamo registrato al PartySan nel 2008 e che, inizialmente, non avevamo intenzione di pubblicare come dvd. Ricordo che c’era la possibilità di registrare il tutto e la nostra unica preoccupazione è stata solamente quella di suonare, come facciamo in tutte le nostre serate. Poi, a mente fredda, abbiamo guardato il tutto e, realizzato che tutto questo materiale poteva essere pubblicato come una release ufficiale, abbiamo chiesto agli organizzatori copia del materiale. Dopo tutte le operazioni di editing, posso dirti che il risultato è stato ottimo: “Live Xecution” è un vero e proprio dvd live, nessun overdubbing o parti risuonate in studio, 100% live.
E cosa mi dici dell’esperienza che hai fatto, dieci anni fa, come batterista di Andrew WK?
Beh, il tutto è iniziato dal fatto che gli Obituary erano fermi da qualche tempo e io avevo comunque deciso di restare nel mondo della musica, inizialmente spendendo molto tempo nell’esercizio. Anche se, come potrai immaginare, stavo vivendo un periodo nel quale ancora non avevo le idee chiare sul cosa fare nel mio futuro post-Obituary. A quel punto, Andrew WK mi scrisse una lettera, se non ricordo male ai tempi aveva 18 o 19 anni, nella quale scrisse che lui era un fan degli Obituary e del mio modo di suonare e mi voleva come batterista nel suo nuovo progetto. Ci siamo incontrati, ho ascoltato il suo materiale in qualità demo e sono andato in California per registrare il suo disco. Tutto questo è stato però solamente l’inizio: con lui ho suonato per tre anni, suonando più di 500 show dal vivo negli Stati Uniti, Europa e Giappone e proponendo le nostre canzoni ad ogni tv show nei quali ci si poteva presentare (Top of the Pops, David Letterman Late Night Show, Saturday Night Live). Pensa che in Giappone, se non sbaglio, siamo stati per ben 4 o 5 volte: il successo che Andrew WK ha avuto da quelle parti non ha avuto uguali negli altri stati, soprattutto in Europa.
Si ringrazia lo staff del New Age Club per la collaborazione in questa intervista
Nicola Lucchetta