Due ore e mezza di set praticamente senza pause, con solamente tre accenni al nuovo “The Circle” e un greatest hits che accontenta tutti. Più o meno. Come già detto è eccessivo andare a pescare il pelo nell’uovo dopo uno show del genere: Jon frontman oramai consumato che tiene in pugno la platea con un minimo gesto, Richie Sambora in forma smagliante e trascinatore come ai bei tempi, Tico Torres e David Bryan motori di una band che non perde un colpo, chicche come “Pretty Woman” o “Let It Rock” che saltano fuori dal nulla. Ma proprio parlando di pezzi, consentiteci di chiedere qualche variazione in più alla norma. Il repertorio della band è tremendamente vasto e alcune canzoni sono oggettivamente irrinunciabili ma ammettiamo candidamente che le prime setlist Hawaiane ci avevano tratto in inganno. Leggere dalle scalette di Honolulu il recupero di alcuni brani leggendari dei primi due dischi (per i profani il debut omonimo e “7800 Fahrenheit”), ci faceva ben sperare per questa tappa Transalpina.
E invece queste release sono state completamente ignorate, un peccato vista l’energia e il coinvolgimento che un pubblico europeo (presenti alla data un sacco di italiani ma anche russi, spagnoli, tedeschi, bulgari e molti altri) ha dimostrato ai Bon Jovi dall’inizio, con un frastuono pressoché continuo che non ha avuto pause. Ovvio che una “Bed Of Roses” praticamente perfetta e un inizio sparato a mille sono più che sufficienti a farci uscire col sorriso sulle labbra, ma avremmo fatto a meno estremamente volentieri di “Captain Crush” e della americanissima “Who Says You Can’t Go Home” (ma anche “We Got It Goin’ On” giusto per citarne tre) per ucciderci su “Runaway” piuttosto che su una impossibile “Shot Through The Heart” o ancora su “Roulette” o “Tokyo Roads” che dir si voglia.
Tenete presente che queste sono farneticazioni e appunti da maestrina da parte di un reporter abbastanza schierato, stiamo raccontandovi un concerto eccezionale che ci auguriamo tocchi le terre italiche per lo meno nel 2011 e che non vediamo l’ora di rivedere chissà in quale paese quanto prima. Esibizione praticamente perfetta, impianto audio e scenografie inappuntabili, senza tralasciare il fatto che vedere i Bon Jovi al chiuso è qualcosa che non capitava veramente da un botto di tempo. Pesi massimi.
Setlist: Blood On Blood, We Weren’t Born To Follow, You Give Love A Bad Name, Raise Your Hands, You Were Born To Be My Baby, Lost Highway, When We Were Beautiful, Capt. Crash And The Beauty Queen From Mars, We Got It Goin’ On, Bad Medicine/Pretty Woman/Bad Medicine, Lay Your Hands On Me (Richie Sambora on vocals), Bed Of Roses, I’ll Be There For You (Jon/Richie duet on vocals), Something For The Pain (acoustic), Someday I’ll Be Saturday Night (acoustic), I’ll Sleep When I’m Dead, It’s My Life, Work For The Working Man, Who Says You Can’t Go Home, Keep The Faith.
Encore: Let It Rock, In These Arms, Wanted Dead Or Alive, Livin’ On A Prayer.
Jacopo Casati