Diciamola tutta, il limite più evidente del nuovo disco dei Majakovich lo ha fatto notare la stessa band in un suo comunicato stampa: “Majakovich non sa bene l’inglese ma si adopererà per impararlo”. Troppo maccheronico, ma comunque in linea con molti lavori “provinciali” che escono dall’Italia.
Tornando sul disco, il terzetto umbro, con Man Is A Political Animal By Nature, dimostra di essere figlio delle sonorità alternative rock a cavallo tra seconda metà degli anni Novanta e inizio millennio: molti i richiami allo stoner (Queens of the Stone Age), al nu-metal della prima ora (il basso di The Final Cut ricorda molto quello di Billy Gould dei Faith No More) e il grunge. Quando la band va sul pesante e sul veloce, come in buona parte del disco, i risultati sono strabilianti: le prime tre tracce e l’Era Della Massoneria sono delle bombe. Altalenanti invece nelle parti più acustiche: Haran Banjo Is A Fantastic Guy chiude il disco in maniera buona, ma Leonard’s Smile è la vera palla al piede di un disco altrimenti clamoroso.
Con un cantante madrelingua inglese e un corso accelerato di parti acustiche, molto probabilmente avrebbero posti importanti, e probabilmente anche copertine, in prestigiose riviste britanniche: ma l’esplosione dei Majakovich ritarderà solo di qualche mese la sua inarrestabile corsa. Statene certi che ne sentiremo parlare.
Nicola Lucchetta