Nati da una costola dei Bleed In Vain, i veneti The Moor debuttano con un minicd contenente cinque pezzi. Prodotto tra Chioggia e la Svezia (Fredman Studios), il quartetto non si pone alcun confine. Dal punto di vista musicale, il passato swedish death si respira in più momenti della prima parte del disco, comprese anche alcune melodie figlie degli ultimi Opeth su Antikythera; spazio però anche a parti più intimiste e decadenti, come nella (autobiografica?) Venice. Le linee vocali invece prendono ispirazione dal lato più moderno della musica oltreoceano, come l’alternative metal e il post grunge.
Venti minuti sono pochi per dare un giudizio. Di sicuro, però, The Moor è un più che buono biglietto da visita: tanto entusiasmo e molte buone idee, alcune delle quali comunque possono essere meglio sviluppate, sono sempre da accogliere positivamente, soprattutto se il genere in Italia non ha praticamente mercato.