Il nuovo disco degli Emery, We Do What We Want, è un album difficile: è complesso, infatti, digerire la musica di una band che mette insieme alternative rock, pop punk, screamo e metalcore in un unico disco. La cosa che stupisce è il fatto che gli Emery riescono bene in tutti i generi: prendendo le varie parti come episodi isolati, siamo di fronte ad alcuni momenti di elevata fattura e, mediamente, ad un livello più che alto. Il combo proveniente dal South Carolina osa, forse un po’ troppo, nell’amalgamare le varie parti, con risultati sorprendenti (Scissors) e alcune parti, tra cui l’opener, The Cheval Grass, che lasciano un po’ interdetti. We Do What We Want migliora nei tre brani conclusivi, dove i suoni più estremi sono messi da parte per far spazio a delle parti molto easy, ma non per questo banali e meno riuscite.
Gli statunitensi meritano stima infinita per essere in grado di fondere più generi senza cadere nel ridicolo. Se a questo si aggiungono dei brani di qualità il grosso del lavoro è fatto: complimenti.
Nicola Lucchetta