Preparatevi a guardare il grande schermo in maniera radicalmente differente, a partire da questa settimana, perché con l’arrivo nelle sale della versione cinematografica della serie tv “Boris”, il 1° aprile, vedrete tutto attraverso gli Occhi del cuore. Il regista René Ferretti (Francesco Pannofino), l’assistente Arianna (Caterina Guzzanti), lo stagista Alessandro (Alessandro Tiberi) e financo l’attrice cagna Corinna (Carolina Crescentini) lasciano il mondo delle soap e si cimentano con un lungometraggio, che per forza di cose non potrà essere fatto in altro modo se non “a cazzo di cane”.
Se la vedrà con “Boris” l’uscita spaccaculi della settimana, ovvero “Kick-Ass” di Matthew Vaughn, storia di un ragazzetto qualunque che si improvvisa supereroe in calzamaglia e, dopo aver preso un fracco di botte, riesce a entrare nel cuore della gente e nel libro nero dei supercattivi. “Hop”, come suggerisce il titolo, va invece saltato a pié pari: va bene che secondo il calendario cinese è l’anno del coniglio, ma la storia di un coniglietto pasquale che, a dispetto delle tradizioni, vuole diventare una rockstar e si trasferisce a Hollywood, è qualcosa con davvero poca Attitudine, soprattutto se si conta che la guest star di questa pellicola metà cartone e metà attori in carne e ossa, è quel bellimbusto di David Hasselhoff, uno che il titolo di bellimbusto neanche se lo merita.
“Mia moglie per finta” di Dennis Dugan è una commedia sentimental-simpaticona su un altro bellimbusto, interpretato da Adam Sandler, che conserva la fede del suo matrimonio naufragato ancor prima di iniziare per far colpo sulle donne. Un giorno trova quella giusta (Brooklyn Decker), ma quella giusta (sempre Brooklyn Decker) trova la fede anche se lui se l’era levata. Così, per giustificare l’anello, il bellimbusto (Sandler, non Hasselhoff) convince la sua assistente (Jennifer Aniston) a fingersi sua ex moglie. Nel mezzo c’è anche Dave Matthews senza la sua band, anche se non abbiamo ancora ben capito a fare cosa.
Niente bellimbusti, probabilmente perché sono tutti morti, nel nuovo film di John Carpenter, “The Ward – Il reparto”, in cui una ragazza viene internata in un ospedale psichiatrico, i cui corridoi sono infestati da un’inquietante presenza.
“La fine è il mio inizio” è tratto dall’ultimo, omonimo libro di Tiziano Terzani, pubblicato postumo, in cui lo scrittore e viaggiatore (interpretato dal sempreverde Bruno Ganz), ormai prossimo alla morte, racconta al figlio (Elio Germano) della propria esperienza di vita.
La tagline di “Questo mondo è per te” recita: “L’età di passaggio ai tempi della crisi”, e dato che non sappiamo altro su questo film, non possiamo fare altro che fidarci.
Siamo partiti con la Scanzonata Allegria di “Boris”, ma ci tocca chiudere con la la Sconfinata Malinconia del coreano “Poetry”, storia di una aspirante poetessa che, in cerca di ispirazione, trova soltanto violenza e bruttura e quindi, probabilmente anche a ragione, si deprime. Fine.