Un ritorno atteso quello dei Yellowcard: dopo due anni e mezzo di pausa, la punk rock band statunitense è tornata in gran stile con il nuovo disco When You’re Through Thinking, Say Yes. Con l’occasione, abbiamo avuto la possibilità di fare con loro una breve chiacchierata sul passato e sugli imminenti progetti futuri.
Come vi sentite ad essere ritornati dopo una pausa di due anni e mezzo? Perché avete deciso di fermarvi e, dopo tanto tempo, di ritornare?
Abbiamo semplicemente avuto la necessità di prenderci una sosta. Eravamo arrivati ad un punto, dopo il relativamente breve tour di supporto a Paper Walls (il nostro ultimo disco con Capitol), che dovevamo scegliere se tornare in studio o separarci per un periodo. Abbiamo scelto, di comune accordo, la seconda ipotesi: eravamo mentalmente esausti e il tornare in studio non sarebbe stata la prospettiva migliore. In due anni e mezzo ci siamo rimessi in sesto e il ritorno è stata la forza trainante di When You’re Through Thinking, Say Yes. Il nuovo album stato un contributo collettivo di tutta la band: siamo stati felici di tornare a lavorare insieme. Credo che l’energia positiva che scorre tra di noi abbia contribuito al meglio nella qualità del disco.
C’è una relazione tra il titolo del disco e il vostro stop?
Onestamente non saprei dirti da dove ho pescato la frase del titolo, forse da un testo o dal titolo di un altro brano.. quando lo ho proposto ai ragazzi siamo stati tutti d’accordo del fatto che descriveva alla perfezione come sono i Yellowcard attualmente, e come speriamo di essere in futuro.
Avete cambiato il modo di lavorare rispetto al passato?
Non proprio, è stato un approccio già rodato che abbiamo semplicemente rivisitato: When You’re Through Thinking, Say Yes è un lavoro collettivo. Agli inizi della carriera abbiamo vissuto insieme e abbiamo tuttora una sala prove dove suoniamo e creiamo musica insieme. Dopo il successo di Ocean Avenue, abbiamo deciso di vivere ognuno per conto suo, e vederci solamente poche settimane prima delle registrazioni per scrivere i brani. Con l’ultimo album abbiamo speso buona parte del 2010 nella scrittura e composizione: questo modo di lavorare ci ha fatto riscoprire, in modo quasi automatico, tutte quelle sfumature del suono che han permesso a tanti nostri fan di innamorarsi della musica dei Yellowcard.
Siete in tour in Nord America, ma in Europa farete solamente alcuni show al di fuori del Regno Unito. State pianificando qualcosa di più ampio durante l’estate?
Durante l’estate faremo, con molta probabilità, alcuni festival estivi; solo in autunno saremo dalle vostre parti come headliner. Attualmente negli States stiamo girando con gli All Time Low: siamo felici di avere l’opportunità di far sentire la nostra musica a così tante persone che non ci hanno mai ascoltato, consapevoli di avere nuovi amici alla fine di ogni concerto.
Perché avete scelto di essere ripresi da dietro nel video di For You, And Your Denial?
Perché nei piani iniziali il video doveva essere un semplice teaser da utilizzare quando la canzone sarebbe stata pubblicata online, un tentativo di creare attesa per l’imminente nuovo album. Non sappiamo come mai il videoclip abbia ottenuto spazio anche su canali come MTV, dove è molto strano vedere le persone di spalle. Stai sicuro che con il prossimo video, Hang You Up, avrete la possibilità di vedere le nostre facce!
Perché la scelta di passare da Capitol Records ad una indie come Hopeless Records? Sarà un riflesso dell’attitudine nei vostri progetti futuri?
Abbiamo scelto la Hopeless perché sono stati quelli che hanno dimostrato il maggior interesse e la maggiore passione nel lavorare con noi. Oggi sono dei valori difficili da trovare. Siamo fieri e felici della scelta fatta, ma credo che tutto questo non si rifletterà nei nostri piani promozionali, che saranno simili a quelli che avremmo fatto se fossimo ancora su Capitol o su un’altra major.
Nicola Lucchetta