Perso Aaron Gillespie, storico batterista/cantante e unico componente rimasto della lineup iniziale, gli Underoath diventano una band come tante nel panorama metalcore. Disambiguation non è un disco brutto; semplicemente si sono perse tutte quelle sfumature che rendevano particolare e, a detta del sottoscritto, migliore di molti altri la proposta della band floridiana. Le backing vocals di Timothy McTague non reggono il confronto con l’illustre predecessore e la musica, pur prendendo interessanti spunti (su alcune parti sembra di sentire i Deftones), ha l’enorme difetto di non avere mordente.
Disambiguation è meglio di molte uscite provenienti da altre band, ma i fasti di un Lost In The Sound Of Separation sono, ahimè, lontani.