Per certi versi, No Devolución può essere definito come un disco di rottura per i Thursday: dalla band che è tra i leader dello screamo è spiazzante trovare le parti urlate di Geoff Rickly ridotte al lumicino e i muri di chitarre distorte in minor risalto.
A dieci anni dal capolavoro Full Collapse, gli statunitensi pubblicano un album che farà discutere in positivo e in negativo. Le critiche arriveranno dai fan di vecchia data, che si troveranno di fronte a qualcosa di “moscio”. Delusioni che comunque saranno un’esigua minoranza, perché siamo di fronte ad una delle migliori uscite del 2011 nel genere e tra le sorprese dell’anno per chi i Thursday non li conosce. Con No Devolucion, i nostri prendono la loro base post hardcore (che comunque emerge in brani come Open Quest e A Gun In The First Act) e la evolvono, inglobando melodie di chitarre ipnotiche, suoni tipicamente new wave, tempi più dilatati e una pesante influenza dell’indie e del pop più sofisticato. Il risultato sono dodici brani di altissimo valore, dove emerge il lavoro di Geoff Rickly e quello di Andrew Everding alle tastiere: la sinergia tra i due, e molto probabilmente il simbolo della svolta, è il brano Empty Glass, tra i più riusciti del lotto. No Devolucion, comunque, non tradisce del tutto il passato: quando devono pestare, i Thursday lo sanno fare, e il finale dell’iniziale Fast To The End e di Past And Future Ruins sono qui a dimostrarcelo.
Eravamo già stati preavvisati che No Devolucion sarebbe stato un disco diverso da quanto proposto in passato, ma nessuno si sarebbe aspettato un lavoro capace di stravolgere con coerenza quanto fatto in più di dieci anni di carriera. Materiale che, comunque, non tradisce le aspettative e conferma il valore immenso dei Thursday, tra i nomi più importanti del panorama indipendente usciti negli ultimi dieci anni.
Nicola Lucchetta