i Gallows sono una band che gli amanti del punk possono solamente amare: tra le poche capaci di ereditare l’impatto dei grandi nomi della prima metà degli anni Ottanta, gli inglesi sono coloro che han dato, con due album come Orchestra Of Wolves e Grey Britain, una scossa ad una scena anglosassone capace di sfornare, negli ultimi anni, una miriade di nomi nel metalcore, tanto validi quanto anonimi.
Lo spettacolo di Roncade è la seconda delle tre date che i nostri hanno fatto in Italia. Uno show che ha l’enorme difetto di essere durato poco: ok che la discografia non è ampia, ok che siamo ad un concerto punk hardcore, ma 12 pezzi per poco più di un’ora di live lasciano a priori l’amaro in bocca. Per fortuna che i Gallows, dal vivo, confermano il fatto di essere tra i gruppi che, prima o poi, vanno visti in un piccolo club: sanno suonare, hanno gran tiro e la rosa di brani clamorosi che hanno in canna giustifica il fatto che il famoso contratto da un milione di sterline con la Warner non fu un colpo di pazzia di un addetto A&R. Serata piena di aneddoti: tra i tanti, il circle pit attorno al mixer durante Gold Dust (con tanto di gente che sale e scende le scale), le smorfie e i sorrisi di Frank Carter nel vedere i ragazzini pogare e fare stage diving, metà concerto suonato in mezzo al pubblico (con la sola sezione ritmica Gili-Ross/Barratt a “sorvegliare” il palco) e lo stesso rossiccio frontman definire i Black Flag come una Grande band, piena di rabbia mentre indica la maglietta di un fan.
Una serata da ricordare, con tante luci e poche ombre, per un giudizio complessivamente più che buono. Certo, a due giorni dalla fine dello show in molti si chiedono perché non sia stata suonata una Kill the rhythm..
Setlist Gallows: Leeches, London Is The Reason, Abandon Ship, Black Eyes, The Vulture, The Great Forgiver, Queensberry Rules, Gold Dust, Misery, I Dread The Night, In The Belly Of A Shark, Orchestra Of Wolves
Nicola Lucchetta