Su disco gli Underoath ormai sono una band come tante (e abbiamo ø Disambiguation pronto a dimostrarcelo), ma dal vivo restano una band con i fiocchi. E la data di Roncade ha confermato senza tanta fatica tutto ciò. Partiamo subito, per evitare giri di parole, da quello che potrebbe essere il pomo della discordia della nuova era della band floridiana: Daniel Davison (irriconoscibile barbutissimo) sostituisce in maniera egregia Aaron Gillespie dietro le pelli, rinnovando la stima che molti gli riconoscono dai tempi della sua permanenza nei Norma Jean. Meno felice la scelta di girare a Timothy McTague le linee di cantante “pulito” dell’ex batterista, molto meglio Spencer Chamberlain nello stesso ruolo. Il resto della band, Spencer e Tim inclusi, sono le solite macchine da guerra: precisi, di impatto, capaci di passare da parti più melodiche e ambientali a quelle distorsioni nelle quali si sentono gli echi dei Deftones.
Il pubblico, tra i più fedeli in circolazione (affluenza discreta.. non delle migliori), si è beccato una bella scaletta bella e in linea con quanto già suonato nelle altre date del tour: l’inizio è caratterizzato dalle prime tracce degli ultimi tre album (da brividi In Regards To Myself) e il finale a Illuminator e il classico Writing On The Walls. In mezzo, altri quattro brani dall’ultimo disco, tra cui il recente singolo Paper Lung, ed estratti pescati dalla seconda parte della carriera (dall’ingresso in Solid State in avanti, per intenderci). Come per i Gallows una settimana fa, però, una scaletta breve: circa un’ora di concerto, per quanto di alta qualità ed intensità, non è una gran notizia da accogliere. Soprattutto se le due serate italiane di metà primavera sono le prime dall’uscita del tuo nuovo disco.
In apertura i veneti Dufresne e Amia Venera Landscape, nomi di valore entrambi legati a filo diretto con l’Est Europa: i primi, infatti, sono recentemente tornati da un tour che li ha portati anche in Ucraina; i secondi partiranno, a giorni, per una serie di concerti in Russia che li terrà occupati per il mese di maggio.
Nicola Lucchetta