Un gruppo italiano di cui andare fieri, almeno per ora. I Dogs In A Flat, quintetto veneto nato dal 2007, pubblicano Days Before The Robbery, secondo album della band che solo a breve sarà pubblicato fisicamente. Mentre la Garage Records ne distribuisce le copie in formato digitale, la band raccoglie riscontri ben più che positivi.
La tracklist conta 12 tracce, che strizzano l’occhio alla tradizione indie rock inglese, a cui i Dogs In A Flat non hanno mancato di aggiungere la componente country che li contraddistingue. Quest’album, molto assimilabile a un concept, racconta una storia, il cui punto focale è presente già nel titolo: i giorni che precedono una rapina, con tutte le problematiche e le riflessioni annesse, senza rischiare di suonare come un triste disco moralizzatore. I brani sono sempre ottimamente bilanciati, né troppo lunghi, né troppo brevi, e la band gioca i suoi assi nella manica: alternanza di voce femminile e voce maschile, in una sorta di dialogo musicale azzeccatissimo.
A completare questo felice quadro contribuiscono percussioni e violino, che danno all’indie rock dei Dogs In A Flat un grande motivo di vanto. Ai brani più classicamente country e “bucolici”, come Old Dirt Road, Peggy’s Night, e buona parte della tracklist rimanente, troviamo affiancati pezzi più decisi, soprattutto nelle linee vocali, come Steel Horse e Raised On Radio. Shine, pezzo di chiusura, è un’ottima prova di composizione: strofe decisamente quiete, incentrate sull’importanza della voce, fanno da controparte a ritornelli e riff imponenti, raffinati dalla base di violino, a chiudere in bellezza un buon disco.
Ottimo lavoro, dunque, per i Dogs In A Flat: un album ben riuscito, oltre che nella composizione della tracklist, anche nella produzione, che ha valorizzato i punti forti di questa band.
Gregorio Setti