Abbiamo incontrato i Gallows poche ore prima del loro concerto di Roncade per un paio di chiacchiere: a due anni di distanza dall’intervista al Rock In Idro, anche questa volta abbiamo parlato con Laurent Barnard, chitarrista e membro fondatore della band. Una chiacchierata nella quale ci siamo fatti raccontare gli ultimi anni densi di eventi per la band di Londra e alcune anticipazioni sul nuovo disco.
Gli ultimi due anni sono andati molto bene: abbiamo suonato praticamente ovunque, e quasi sempre con ottime affluenze. Dal punto di vista dei live siamo molto soddisfatti del lavoro fatto. Il famoso contratto da un milione di sterline con Warner per la nostra band è stata una notevole botta di fortuna: l’esperienza fatta con una major è stata notevole per noi, ma il destino dell’accordo era segnato e lo si poteva intuire da come sono andate le vendite del nuovo disco.
La cosa importante di Grey Britain è il concept attorno al quale è stato costruito. A posteriori, credi che i testi siano stati un po’ “profetici”?
Siamo andati oltre la profezia: è un riassunto di quanto è successo nell’ultimo biennio. Grey Britain fu scritto nel 2008 e, con il passare delle settimane, abbiamo realizzato che i brani stavano diventando sempre più reali. Un esempio può essere l’ascesa al potere di Cameron lo scorso anno: personalmente, non sono uno che segue la politica attuale, e Cameron non è uno dei motivi per i quali potrei cambiare la mia opinione a riguardo. E’ come dare ad un bullo, uno di quelli che trovi nelle scuole, il compito di governare il tuo paese. Non è una figura che può piacere a tutti, non ha il tipico carisma di un gran leader che può portare avanti e reggere il peso di mandare avanti uno Stato. Grazie anche a questi fatti odio la politica in generale: i politici sono persone pronte a fregarti in qualsiasi momento e spesso non hanno neanche un contatto con la realtà. E’ come vivere in un incubo e l’unica soluzione, per quanto mi riguarda, è distaccarsi da tutto questo e fare finta di niente. L’alternativa all’indifferenza è arrabbiarsi per niente.
State lavorando al terzo disco?
Sì, attualmente stiamo lavorando al successore di Grey Britain. Ma i Gallows del 2011 hanno un grosso difetto: escludendo il sottoscritto, tutti gli altri componenti vivono negli Stati Uniti. Per farti un esempio, Frank si è stabilizzato a Brooklyn; gli sono altri sparsi tra Tennessee e California. Vivere così lontani non è la migliore situazione per una band che vuole iniziare a lavorare ad un nuovo album. Al momento, abbiamo a disposizione solo degli abbozzi di canzoni costruiti grazie a delle registrazioni fatte in casa che ci siamo scambiati via Internet; ma credo che, grazie anche alle date che abbiamo di fronte, sia arrivato il momento di entrare in studio. Maggio e giugno verranno dedicati per mettere giù le demo delle canzoni; solo dopo inizieremo le registrazioni definitive, per una pubblicazione che mi aspetto avvenga entro fine anno.
E sul discorso etichetta? Come mi accennavi poco fa, ormai non lavorate più con Warner.
Giusto.. l’etichetta. Al momento non abbiamo firmato alcun contratto, ma abbiamo molte label che sono interessate a proporci un accordo e ad inserirci nei loro roster. Però abbiamo fatto una scelta: prima di iniziare una qualsiasi trattativa, vogliamo terminare il disco. Questo soprattutto perché vogliamo lavorare con calma e senza pressioni o indicazioni da seguire forzatamente.
Siete in Italia per alcuni concerti; farete una scaletta speciale? E che programmi avrete per i prossimi mesi?
Non faremo come fatto di recente a Londra: questa sera non suoneremo tutto Orchestra Of Wolves, ma neanche Grey Britain dall’inizio alla fine. Visto che, con molta probabilità, molte delle persone che verranno stasera ci sentiranno per la prima volta, faremo la solita scaletta che prenderà i brani migliori da entrambi gli album. Nessun brano nuovo: come ti ho già anticipato, abbiamo solo degli abbozzi e non ci pare il caso di suonarli al pubblico. Tra pochi giorni suoneremo uno show a Londra, pochi giorni prima del famoso Royal Wedding tra il principe William e Kate Middleton: il flyer dell’evento raffigura Kate come la regina, in un artwork simile a quello di God Save The Queen dei Sex Pistols. L’idea iniziale era quella di mettere uno scheletro al posto di Kate, ma la scelta è stata fatta anche per sdrammatizzare una situazione che ormai è diventata insopportabile in patria, ma anche qui da voi: questa mattina ero in aeroporto e mai mi sarei aspettato di vedere anche qui in Italia un interesse quasi morboso da parte dei telegiornali! A parte gli scherzi, quel giorno saremo in Norvegia per uno show, dal mio punto di vista mi ritengo anche fortunato!
Si ringrazia Giuseppe Craca per il servizio fotografico durante l’intervista
Nicola Lucchetta