Vi abbiamo presentato recentemente Brand New Life, l’ultima fatica degli italiani Figure Of Six: un disco che, nella sua originalità, è come un raggio di luce in una scena piatta come quella metalcore.
Abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con Matteo, chitarrista della band, per parlare dei risultati ottenuti nelle prime settimane e dei loro progetti futuri.
Brand New Life è uscito nei negozi da pochi giorni, potete parlare di tutto quello che sta dietro al vostro ultimo lavoro?
Tutto è iniziato nel 2009, dopo un tour di spalla con i Destruction. A fine anno avevamo già registrato la parte strumentale del nostro album. Nel bel mezzo delle registrazioni Giacomo, il nostro vecchio cantante, lascia la band e il lavoro ricevette una battuta di arresto. Non ci scoraggiammo e iniziammo a lavorare con un nuovo cantante, Erk (ex Cheope), ai pezzi. L’album è un insieme di rock, metal ed elettronica. Una combinazione vincente che vi invitiamo a sentire!
Il vostro disco è un vero e proprio caleidoscopio di generi e idee; quali sono le vostre principali ispirazioni?
Mi fa molto piacere che tu abbia notato questa cosa. Molti recensori e intervistatori fino ad ora si sono cimentati nel volerci affiancare a un po’ tutte le band della corrente modern degli ultima anni. Il nome dei Soilwork é stato secondo me totalmente abusato. In realtà le influenze che trovi in questo album rispecchiano un po’ la varietà di ascolti dei membri della band. In linea di massima, ci siamo ispirati a tutta la musica degli ultimi 20 anni, andando anche più indietro, fino al rock dei Seventies e alla musica elettronica.
Something è un episodio a sé rispetto al resto dei brani. Come mai questa scelta?
Negli album precedenti abbiamo inserito brani strumentali dove la band si cimentava in improvvisazioni che arrivavano quasi al prog. In questo album abbiamo pensato che fosse il momento di trasformare questi pezzi in qualcosa di più solido. Abbiamo dato perciò carta bianca ad Erk e Roberto Sterpetti, produttore della parte vocale assieme ad Erk, per scrivere un pezzo che fosse appunto sperimentale ma allo stesso tempo più solido rispetto ai precedenti. Something é sicuramente un pezzo diverso dagli altri, con influenze che toccano addirittura i Queen di Bohemian Rapsody e un uso dell’elettronica più leggero che può ricordare i 30 Seconds To Mars di Hurricane.
Avete già progettato la promozione? Quali saranno i vostri impegni nei prossimi mesi?
Al momento stiamo lavorando assieme a Tiefdruck Records, che é anche nostro agente per l’estero, ad un tour europeo dopo l’estate. Abbiamo anche registrato un live video a Colonia che sperò sarà pronto a breve e un video ufficiale scorsa settimana per la song My Perfect Day. Ovviamente ci auguriamo che abbiano più passaggi possibili nei canali musicali europei. Stiamo tentando di affermare il nome della band in Europa per poi provare ad entrare anche in Usa e Giappone con un distributore o una label locali.
Nicola Lucchetta