Prima delle tre date dei Korn in giro per l’Italia, buon pubblico ma non il sold-out auspicabile per due semplici ragioni: Sonisphere e tantissimi altri eventi hanno ormai prosciugato le casse degli aficionados della musica live e l’ultimo album, onestamente, è tutto fuorché un buon disco. Dal vivo però restano una band da non perdere e, dopo il concerto che abbiamo visto all’Ozzfest di Londra lo scorso settembre, ci sbilanciamo ad affermare che questo tour italiano ha le carte in regola per essere il migliore dalle nostre parti da un bel po’ di anni a questa parte.
Per l’occasione, spazio ad una scaletta best of, che pesca da tutta la discografia escludendo Untitled e Life Is Peachy. Nei circa 90 minuti a disposizione, Jonathan Davis e soci propongono accenni di cover (One, We Will Rock You e Breathe dei Pink Floyd), brani spesso dimenticati (Make Me Bad, It’s On, Ball Tongue), gli immancabili classici e, udite udite, rispolverano Blind come primo pezzo della serata, dopo anni di Right Now. Setlist però strutturata male, che parte benissimo per poi rivelarsi un po’ confusionaria, con un lungo e discutibile medley nell’encore e brani come Got The Life, storicamente posizionati a fine serata, messi a metà concerto.
Per il resto band in splendida forma, con i quattro componenti ufficiali (ricordiamo che Ray Luzier è ormai parte della famiglia da un paio di anni) accompagnati da due turnisti di eccezione. Anche a volumi non sostenuti, il muro di suono dei Korn resta ineguagliabile: un vero marchio di fabbrica che fonde chitarre ribassate, basso slappato e batteria che, grazie al nuovo ingresso, si rivela di gran lunga più potente rispetto al passato. Il teatro delle urla psicopatiche di Jonathan Davis è ricco di luci ma povero (un solo telone sul retro) di scenografie: visto quanto proposto, onestamente, promuoviamo la scelta a pieni voti.
Non saranno più la macchina da guerra di fine anni Novanta e, soprattutto, suoneranno più puliti rispetto al passato, ma i Korn del 2011 restano comunque una band notevole, capace di spazzare via on stage dubbi e perplessità che sono sorti grazie a due album mediocri e a recenti performance live discutibili.
In apertura i Linea 77, che ritroveremo in tour in estate e in autunno per il decennale di Ketchup Suicide, e gli Stillwell, progetto parallelo con Fieldy dei Korn alla chitarra che propone un divertentissimo mix di rap, metal e funk, in una versione più allegra, solare e vicina ai Rage Against The Machine rispetto alla band madre.
Setlist: Blind, Here to Stay, Pop a Pill, Freak on a Leash, Breathe (Pink Floyd cover), Shoots and Ladders / One, 4 U, Got the Life, Alone I Break, Oildale (Leave Me Alone), Right Now, Ball Tongue / Lodi Dodi / It Takes Two, Somebody Someone, It’s On!, Get Up, Falling Away From Me, Coming Undone / We Will Rock You / Twisted Transistor / Make Me Bad / Thoughtless / Did My Time / Clown, Y’All Want a Single
Nicola Lucchetta