La Fiera Della Musica di Azzano Decimo (Pordenone) si è ritagliata nel corso degli anni una sua identità nell’immenso panorama dei festival estivi italiani: grazie anche alla collaborazione con Virus Concerti e all’Amministrazione Comunale, riesce a portare nomi di livello mondiale in una dimensione che non si discosta molto dalla sagra paesana (con tanto di ricca fiera del disco nell’area). Basti pensare che, negli anni addietro, sono passate nell’Area Palaverde del comune friulano band come Iggy And The Stooges, Jethro Tull e UB40…nomi enormi.
Quest’anno i Public Image Ltd e Moby sono stati il piatto forte delle due serate, caratterizzate da una buona affluenza leggermente sbilanciata, come freddo numero, al sabato rispetto al venerdì.
I primi, inglesi nati da una costola dei Sex Pistols chiamata Johnny Rotten, sono stati gli headliner della serata di venerdì. Un set che ha confermato il valore di uno dei nomi di punta del panorama post-punk internazionale, spesso ingiustamente messo in secondo piano (artisticamente, commercialmente è cosa nota) dall’ingombrante ombra di quella che è forse la punk band più nota di sempre. Musicisti quadratissimi e precisi hanno accompagnato John Lydon, impresentabile esteticamente (sovrappeso e con vestiti oversized a “peggiorare” la situazione), ma ancora in forma smagliante dal punto di vista vocale: non sarà mai stato un mostro di tecnica, ma è da ammirare il fatto che la sua voce sia rimasta immutata rispetto agli esordi. Rise, This Is Not A Love Song e Death Disco sono solo alcune delle canzoni proposte in un set che ha superato i 90 minuti di durata.
Mix di elettronica, rock e percussioni per lo statunitense Moby, l’unico nordamericano in un bill altrimenti dominato dalla scena inglese. Si presenta sul palco con una band composta prevalentemente da donne, escludendo lui, in veste di polistrumentista (chitarra, voce e percussioni) e il batterista: una vocalist di colore dalla voce clamorosa, una tastierista che raramente emergerà fisicamente, una violinista asiatica anch’essa statica e una sosia di Lady Gaga al basso. Scaletta clamorosa, nella quale viene dato spazio all’ultimo disco Destroyed e ad un best of della sua più che ventennale carriera. Set con suoni buoni ma non perfetti, e dal volume alto ma comunque tollerabile, per un concerto che, come per i Public Image Ltd la sera precedente, ha superato di poco i 90 minuti di durata. Encore da brividi, con una cover di Whole Lotta Love, prima nella versione di Willie Dixon e poi nell’esplosivo, e più famoso, riarrangiamento dei Led Zeppelin, e Feeling So Real, che porta indietro il pubblico di quasi vent’anni con le sue sonorità techno.
In apertura delle due giornate i The Horrors, uno dei nomi più in voga del panorama britannico e pronti a pubblicare il nuovo disco in questi giorni, e gli A Certain Ratio, nome eclettico proveniente da Manchester e dalla carriera più che trentennale.
Nicola Lucchetta