Se tutto Daylight fosse stato ai livelli dell’iniziale The Tower, il nuovo album dei Meanwhile sarebbe stato tranquillamente tra le uscite imperdibili dell’anno: una traccia che fa iniziare in maniera clamorosa l’ultima release di una band dalla carriera che ormai è arrivata al traguardo dei 15 anni. Purtroppo gli ottimi arrangiamenti, gli stacchi e i cori perfettamente studiati, pur essendo presenti anche in tutti gli altri brani, non raggiungono gli sbalorditivi apici dell’opener.
Parlare di delusione o di occasione sprecata è però tutto fuorché fuori luogo: le altre undici tracce restano infatti delle canzoni belle, che fanno il verso ad un rock americano melodico con alcune aperture vicine all’heavy metal, principalmente a livello di assoli. Il valore dei brani è ben sopra la media del panorama nazionale, al punto di poter parlare di un nome di rilievo anche al di fuori dei nostri confini: le due marce in più sono la produzione ottima e dei brani perfettamente costruiti, che i più maligni potrebbero definire “ruffiani“. Se proprio dobbiamo trovare il pelo nell’uovo, la pronuncia inglese si allinea con il 99% delle produzioni non anglofone (anche gli Scorpions hanno un inglese mediocre, ma non se ne accorge nessuno) e le ballad sono leggermente inferiori rispetto al resto delle canzoni: li preferiamo quando, pur restando accessibili, sono elettrici e potenti.
In conclusione, siamo di fronte ad una parentesi splendida aperta da un gruppo che ha sfruttato la sua esperienza più che decennale per pubblicare Daylight, un album molto bello con un episodio eccellente (The Tower) e tanti momenti da incorniciare.
Nicola Lucchetta
denghiu !