Zebrahead, abbiamo sofferto molto per lo tsunami in Giappone

Uno dei comeback più attesi per gli amanti del punk più scanzonato: gli Zebrahead sono tornati, a tre anni da “Phoenix“, con il nuovo album “Get Nice!“. Per l’occasione, abbiamo avuto la possibilità di fare un veloce botta e risposta con Matty Lewis, chitarrista e ultimo componente entrato di una formazione che altrimenti non sarebbe mai cambiata nel corso di una carriera che ha superato i 15 anni di durata.

Puoi parlarci dell’ultimo album “Get Nice!”?
Abbiamo lavorato veramente duro per scrivere delle canzoni che crediamo siano veramente stupende. Durante le registrazioni ci siamo divertiti: la lavorazione è volata via, perché abbiamo registrato tutto nel nostro studio personale, fattore che ha reso il tutto molto più facile. “Get Nice!” è il nostro primo lavoro pubblicato per un’etichetta indipendente (escludendo il mercato giapponese.. là siamo ancora sotto contratto con la Sony): rispetto al passato abbiamo avuto molta più libertà e carta bianca. Onestamente non ho notato molte differenze rispetto a quando eravamo sotto major. Certo, in questa dimensione il budget è diverso: hai meno soldi e devi gestirli in maniera molto oculata.

Chi ha avuto l’idea di registrare il video di “Ricky Bobby” in una piccola stanza?
Per “Ricky Bobby” abbiamo lavorato in collaborazione con il nostro regista, Elliot Dillman: non saprei dirti chi ha avuto l’idea, alla fine il videoclip è stato il frutto di un brainstorming. Avevamo comunque già dall’inizio immaginato come sarebbe stato il tutto: qualcosa di piccolo e nel quale le immagini correvano via veloci.. non a caso, il nostro studio è stata la location scelta per le riprese!

Sei l’ultimo entrato in una band che, nel corso della carriera, ha cambiato di poco le sue coordinate musicali. Pensate di inserire qualche stile diverso nel vostro sound classico prossimamente, come han fatto Green Day e Sum 41 nella loro carriera?
Chi lo sa? Per noi la cosa più importante è suonare qualcosa che ci fa sentire felici e che suoni bene. Per noi comporre è un processo naturale; se il normale corso delle cose dovesse prevedere brani diversi dal nostro attuale repertorio, li scriveremo, ma è una cosa che valuteremo quando ci si porrà davanti. Non vedo però all’orizzonte cambiamenti drastici: a noi interessa solo scrivere bei brani, o almeno provarci!

In Giappone avete moltissimi fan. Come avete vissuto i recenti fatti, come lo tsunami e il disastro di Fukushima?
Quanto è successo è stato una cosa orribile. Il Giappone è ormai la nostra seconda casa, e quando abbiamo visto le notizie al telegiornale è stato come perdere una parte di noi stessi. Nel nostro piccolo abbiamo fatto delle magliette commemorative e i ricavi verranno devoluti in beneficenza. Quanto successo lo scorso marzo, per noi, è stata una terribile tragedia umana.

Sarete in Italia a novembre. Hai anticipazioni sulla scaletta? E pensate di tornare nel 2012?
Faremo una scaletta piuttosto classica: alcuni brani da “Get Nice!” e molti brani che faranno ballare il pubblico fino al punto di vomitare! A parte gli scherzi, il nostro sarà uno show che meriterà di essere visto. Saremo in tour anche nel 2012, su questo posso darti la certezza, ma è ancora troppo presto per avere delle conferme.

Nicola Lucchetta

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