I Guano Apes suoneranno a Roma il 23 ottobre e a Milano il 24. Dopo l’esibizione estiva al Sonisphere Festival, con un concerto che ha deluso per la sua brevità ma che ci ha comunque mostrato un gruppo in gran spolvero, la band tedesca tornerà in Italia per due appuntamenti nei quali potranno portare ai loro fan uno show che dalle nostre parti manca da troppo tempo. In occasione della data di Imola di giugno, abbiamo avuto l’occasione di incontrare Henning e Dennis, rispettivamente chitarrista e batterista della band, per una breve chiacchierata.
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Dopo una pausa lunga cinque anni, siete finalmente tornati in Italia, anche se la vostra reunion è in realtà avvenuta due anni fa. Potete raccontarci brevemente quanto avete fatto dal vostro ritorno ad oggi?
H: E’ stato un periodo esaltante, iniziato nel 2009 con una serie di concerti nei vari festival estivi, occasione nella quale abbiamo avuto l’occasione di confrontarci e di risentirci in maniera più frequente. E’ bello vedere che, con il passare degli anni, le persone possono cambiare. L’ottimo seguito ottenuto durante i nostri nuovi live ci ha spinto a tornare con un nuovo disco, che abbiamo scritto e registrato nel corso del 2010.
Ultimo disco, “Bel Air“, che è differente rispetto a quanto avete fatto in passato. Quali sono le cose o i fatti che vi hanno influenzato nel processo di composizione?
D: Due cose posso affermarti con certezza: la prima è che non ci siamo seduti a tavolino per pianificare a priori come sarebbero state le canzoni presenti su “Bel Air”. La seconda che non era nostra intenzione fare il verso a quanto avevamo già pubblicato in passato. Quando siamo andati in sala prove per comporre i nostri nuovi brani ognuno ha aperto agli altri la maturità personale e artistica acquisita nel frattempo: c’è chi ha portato l’elettronica (che in passato raramente avevamo presentato) e chi, come il sottoscritto, ha suonato con altri musicisti. Il cambiamento rispetto al passato ha influenzato anche il nostro modo di suonare, per alcuni leggermente diverso. “Bel Air” è stato come registrare il primo album per la seconda volta: un nuovo inizio nel quale ci siamo presi tutto il tempo che abbiamo ritenuto necessario per fare ciò che ci piaceva, non pensando a quanto desideravano i nostri fan.
Un cambiamento che ha rivoluzionato anche la vostra nuova immagine “sdoganata” dai nuovi video. Ve li siete autoprodotti o avete lavorato con il supporto di esperti del settore?
D: Abbiamo lavorato con una compagnia di produzione. Registrare un video per noi è come lavorare ad un disco: puoi fare molte cose per conto tuo, ma arrivi ad un punto che è necessario l’intervento di un professionista del settore, che abbia una visione oggettiva della band e del brano scelto per il videoclip. Ma vorrei farti notare una cosa: che il mercato, rispetto a quando iniziammo, è cambiato radicalmente. Nella seconda metà degli anni Novanta, avevi a disposizione grossi budget e delle premiere dedicate nei maggiori canali tematici a livello internazionale; oggi la qualità si può ottenere con dei budget infinitamente minori, ma il lancio del video lo fai con delle piccole schermate in flash come, ad esempio, quelle di YouTube, in un contesto nel quale ognuno si costruisce la sua playlist. Questo perché negli ultimi anni MTV è entrata a far parte dei pacchetti pay per view dedicati a trasmissioni extramusicali e anche i pochi canali tematici rimasti, come ad esempio Viva, trasmettono molti meno video rispetto a una decina di anni fa. Internet è invece un ottimo mezzo per lanciare i nuovi lavori e le date dei concerti: stiamo lavorando molto per le due date italiane di Milano e Roma e speriamo di essere accolti da molti nostri fan.
Avete già pensato a come pianificare la scaletta di oggi e del tour autunnale?
H: Questo pomeriggio al Sonisphere saremo costretti a suonare una scaletta molto breve (alla fine la band ha suonato circa 20 minuti, ndr); ne abbiamo discusso insieme proprio pochi minuti fa. Punteremo a fare uno show rock, una scelta scontata in un contesto come il Sonisphere, anche se, con il tempo a disposizione, potremmo suonare tranquillamente “Lords Of The Boards” per tutto il concerto! A parte gli scherzi, sicuramente in autunno punteremo a suonare molte più canzoni da “Bel Air”, album al quale oggi dedicheremo uno spazio minimo.
Nicola Lucchetta