Intervista Kids In Glass Houses In Gold Blood raccontato da Aled e Iain

kids in glass houses intervista

L’intervista con i Kids In Glass Houses è l’ultima delle tre fatte durante il Sonisphere Festival di Imola (BO) dello scorso giugno. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Aled Phillips e Iain Mahanty, rispettivamente cantante e chitarrista della band gallese, nel backstage del rinomato festival itinerante, per una breve chiacchierata sul loro ultimo album, “In Gold Blood“, in uscita in questi giorni in Italia per Roadrunner Records.

Leggi il report dell’edizione 2011 del Sonisphere di Imola (BO)

Come è andato quello che, se non sbaglio, è il vostro primo show in Italia?
In realtà è il nostro secondo show: la nostra prima data in Italia l’abbiamo fatta come ospiti dei Simple Plan a Milano nel 2008. Lo show è stato incredibile ed ha superato di gran lunga tutte le nostre attese. Fuori è molto caldo, la gente onestamente mi sembrava poca ma ha risposto in maniera nettamente positiva. Il caldo ci ha giocato un brutto scherzo: in questi giorni a Cardiff sta piovendo, non siamo per niente abituati a queste temperature alte.

Non siete molto conosciuti in Italia, potete raccontarmi brevemente la storia del vostro gruppo?
Ci siamo incontrati a Cardiff cinque anni fa, abbiamo iniziato a scrivere brani inediti nel 2007 per poi arrivare, nel 2011, a quello che sarà il nostro terzo album, che dovrebbe uscire in Italia il prossimo autunno. Siamo una band melodic rock e le nostre maggiori influenze sono gruppi moderne come Foo Fighters e The Killers, ma anche leggende come Bruce Springsteen.

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Il vostro nuovo disco, “In Gold Blood”, uscirà in ottobre (in realtà è nei negozi da ieri, 14 novembre, ndr). Puoi parlarmi della genesi della vostra terza fatica?
Rispetto al passato, abbiamo deciso di lavorare in presa diretta: è un modo di lavorare che non avevamo mai sperimentato ad oggi, visto che anche nel recente passato ci trovavamo a suonare gli stessi pezzi più e più volte, al punto di sentirci spaesati e persi per più momenti. “In Gold Blood” è più grezzo e diretto rispetto ai precedenti lavori, intenso e contiene brani molto classici. Sembra scontato, ma credo sia il nostro miglior album.. ad oggi!


Kids In Glass Houses – The Best Is Yet To Come on MUZU.

E i piani per la promozione di “In Gold Blood” da agosto, mese nel quale pubblicherete il nuovo disco in Regno Unito, in avanti?
In Regno Unito inizieremo a lavorare già ad agosto con degli showcase estivi e la pubblicazione di un video che è già pronto. Andremo avanti così fino ad ottobre, quando inizierà il vero tour di supporto a “In Gold Blood” che ci porterà anche in Europa prima di fine anno. Anche se, al momento, date in Italia non ne abbiamo in programma: è probabile comunque un nostro ritorno dalle vostre parti come supporto per qualche band più famosa.

Siete una delle tante band provenienti dal Galles che sono salite alle luci della ribalta. Possiamo parlare di una scena gallese o la musica della vostra nazione è comunque influenzata dalla vicina Inghilterra?
La scena gallese esiste: siamo molte band e nel corso degli anni ci siamo sempre aiutati a vicenda. Il successo internazionale dei Lostprophets, dei Funeral For A Friend e gli Stereophonics hanno contribuito non poco all’esposizione mediatica della nostra nazione. Noi abbiamo avuto la fortuna di andare in tour in passato con questi tre nomi, c’è un desiderio di creare una comunità tra di noi che personalmente ho sempre apprezzato. Siamo molto vicini alla scena inglese, sia chiaro, ma l’attaccamento con i gallesi è più forte e va oltre la musica: abbiamo le stesse tradizioni, lo stesso senso dell’humour. Non lo nascondo: ci piace andare in giro con band della nostra stessa nazione.

Nicola Lucchetta

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