Il 2011 è stato un anno intenso per i The Wombats, terzetto di Liverpool impegnato in un lungo tour per promuovere il terzo album “This Modern Glitch“. Ne è la prova Matthew Murphy, visibilmente stanco durante l’intervista che lo ha visto protagonista a poche ore dal concerto che lo avrebbe visto sul palco del New Age Club di Roncade (TV). Chiacchierata nella quale gli argomenti hanno toccato lati eccitanti, come la terza posizione nelle chart britanniche, ma anche negativi, come le UK Riots e la tragedia del Pukkelpop che hanno vissuto in prima persona.
Siete stati in Italia a settembre per un concerto all’IDay Festival e ora ritornate per due nuove serate. Cosa ricordi del concerto della scorsa estate a Bologna?
Una bella giornata, anche se la temperatura del backstage era veramente rovente. L’IDay è stato per noi il primo camping festival in Italia e posso dirti che tutte le nostre aspettative sono state soddisfatte: ci siamo divertiti molto.
Il vostro ultimo disco è uscito ad aprile. Puoi parlarmi nel dettaglio di “This Modern Glitch”?
Abbiamo impiegato troppo tempo per terminarlo, circa un anno e mezzo tra scrittura e registrazione. E’ stato scelto un percorso strano per la promozione, iniziato ben prima della pubblicazione e che si è tradotto nell’estrazione di ben sei singoli su dieci tracce. Tutto ciò è influenzato da come ragiona il mercato nel Regno Unito: più la tua band è presente in radio, più hai la possibilità di farti notare e, ovviamente, raggiungere più fan. Come potrai immaginare, non è stata una cosa che abbiamo desiderato, ma un qualcosa imposto dalla nostra label. Anche per “This Modern Glitch” abbiamo deciso di mantenere la tagline iniziale “The Wombats Proudly Present…” come nei nostri precedenti lavori: è un’idea che abbiamo avuto nel debut album e che poi abbiamo deciso di mantenere anche per i successivi. “The Wombats Proudly Present…” è l’unico filo conduttore tra i vari dischi, per i quali puntiamo a mantenere ad ognuno una propria identità.
Avete debuttato al terzo posto delle classifiche del Regno Unito. Un ottimo traguardo, tenendo conto che ai primi due posti c’era Adele..
E’ stata una cosa eccitante e non posso nascondere che per un momento siamo stati molto entusiasti. Ma poi, dopo l’euforia iniziale, torni con i piedi per terra e realizzi che è meglio stare in top ten per un lungo periodo piuttosto che al terzo posto per una settimana.
Siete stati protagonisti di molti concerti in Italia; il nostro Paese è uno dei vostri mercati più importanti?
Anche se abbiamo molti fan italiani, in realtà la nostra band gode di una fama maggiore in nazioni come il Regno Unito, l’Australia, la Germania e i Paesi Bassi. Suonare da voi però è un’esperienza bellissima: il pubblico vive il concerto con grande passione e ama letteralmente la nostra musica. Escluso l’IDay, qui in Italia non abbiamo mai suonato in grandi locali, ma ogni volta, che ci fossero dieci o diecimila persone, ognuna si è divertita alla grande.
A più di sei mesi dalla pubblicazione dell’ultimo lavoro, avete già piani per un nuovo disco in futuro?
Intanto puntiamo a chiudere tutte le date programmate per il 2011: questa sera, Milano e ben tre concerti a Liverpool. Stiamo già discutendo sul nuovo disco, ma non inizieremo a lavorarci seriamente prima di gennaio-febbraio del prossimo anno. Puntiamo a terminare i lavori più brevemente rispetto a “This Modern Glitch” perché è nostra intenzione tornare in tour il prima possibile.
La tua estate è stata molto impegnativa ma anche caratterizzata da due eventi tragici: il Pukkelpop e le UK Riots. Cosa ricordi dell’esperienza al festival belga e come vedi questo momento di rivolta della gioventù britannica?
Parto dalle UK Riots: quando tutto ciò stava accadendo ricordo che ero a casa, e non ho capito il perché di queste rivolte così feroci, che hanno toccato non solo la capitale Londra ma anche Liverpool. La cosa che mi ha fatto riflettere è stata il vedere questi ragazzi impegnati nel rubare televisori e videogames, una cosa che mi ha fatto rivalutare in negativo la natura di un movimento partito con buoni propositi. Per il Pukkelpop, invece, siamo stati relativamente fortunati, perché il nostro show è terminato un’ora prima della violenta bufera. Potrai immaginare, ma è stato terribile vivere in prima persona una catastrofe di queste dimensioni, soprattutto se di mezzo ci sono scappati diversi morti. Apprezzo e stimo la decisione degli organizzatori di annunciare che l’edizione 2012 comunque si terrà: non è stato facile fare una scelta di questo tipo, e la rispettiamo.
Nicola Lucchetta