Anche se l’album “White Crosses” è uscito negli Stati Uniti già nel 2010, solo dagli ultimi mesi del 2011 l’ultimo lavoro degli Against Me è disponibile anche nel mercato italiano. Un lavoro che conferma l’evoluzione della band nordamericana, passando dal punk rock degli esordi ad un sound più adulto. Cosa che emerge nella breve intervista che abbiamo fatto con il quartetto.
Potete parlarmi dell’accordo con XTra Mile Recordings, l’etichetta che ha pubblicato il vostro ultimo lavoro “White Crosses” in Europa?
Abbiamo fondato la nostra label negli Stati Uniti per ristampare “White Crosses” e lavorare al nostro nuovo album. La nostra avventura nel mondo delle etichette è appena iniziata e siamo consapevoli che ci servirà ancora dell’esperienza. Abbiamo pensato di concentrarci nel mercato nordamericano e di collaborare con altre etichette nel resto del mondo. Siamo felici ed entusiasti di lavorare con XTra Mile: sono una bella squadra con molte band di valore. Una bella compagnia con la quale lavorare.
E come sono andate le registrazioni?
Ci abbiamo impiegato due anni per scrivere i brani: abbiamo iniziato a lavorarci durante il tour del disco precedente, “New Wave”. Altri sei mesi tra registrazioni e mastering.. di sicuro è stato un processo lungo, ma la fatica e il tempo sono stati ricompensati da un gran lavoro.
Come è stato lavorare con un nome importante dell’industria discografica come Butch Vig?
Butch non ha un ego enorme. E’ probabilmente la persona più onesta e integra moralmente con la quale abbiamo lavorato nella nostra carriera. Grazie a lui abbiamo imparato anche molti trucchi del mestiere durante le registrazioni di “New Wave” e “White Crosses”, in una lezione che ci rimarrà in testa a vita. E’ stato gentilissimo.
“White Crosses” appare come un’evoluzione dal punk rock ad un suono vicino alle band arena rock degli anni Ottanta. Quali sono le ragioni dietro questo cambiamento? Siete stati influenzati da qualche band?
Non abbiamo strizzato l’occhio all’arena rock, semplicemente abbiamo voluto fare qualcosa di grande. Molte delle mie punk rock band preferite hanno condiviso il nostro stesso percorso durante la loro carriera. Prendi l’esordio dei Clash e poi ascolta “Combat Rock”. Prendi il debutto dei Replacements e poi “Don’t Tell A Soul”. Ascolta “The Feeding Of 5000” dei Crass e poi “Yes Sir I Will”. Penso che tutto questo sia anche legato al fatto che il musicista si trova, dopo gli esordi, più a suo agio in uno studio di registrazione, consapevole di cosa serve per ottenere ciò che hai in testa. La nostra prima volta in studio è stata un’esperienza traumatica, e ora siamo al nostro sesto lavoro, registrato in uno studio di nostra proprietà. Speriamo che il nostro sound si evolva nel corso degli anni.
Avete suonato uno show in Italia non molte settimane fa. Pensate di tornare, magari con un tour più vasto?
Sarà difficile: torneremo solamente con un nuovo disco da promuovere. Speriamo non sia necessario aspettare ancora molto tempo.
Cosa pensate di Internet e dei Social Network? Mi riferisco al fatto del vostro ultimo lavoro presente in rete già settimane prima della pubblicazione.
I Social Network sono chiaramente un beneficio per le band: hai un contatto diretto con i tuoi fan, tagliando tutti gli intermediari. Sul leaking degli album, la cosa può essere frustrante. Penso che l’artista abbia il diritto di controllare il modo di presentare la sua arte al mondo. Avere qualcun’altro che si prende il diritto di pubblicare qualcosa senza il tuo consenso non è una cosa giusta. Soprattutto se il soggetto è anonimo: in questo caso si è di fronte a dei veri e propri codardi.
Nicola Lucchetta