Manca poco meno di una settimana al nuovo tour italiano dei God Is An Astronaut: la post rock band irlandese sarà in Italia per due serate a Milano (Tunnel 6 marzo) e Roma (Circolo Degli Artisti, 7 marzo). Un evento consigliato ai fan del genere, visto che i due concerti in programma potrebbero essere gli ultimi prima di una lunga sosta per le registrazioni del nuovo lavoro; non è da escludere l’ipotesi di una setlist speciale per celebrare il decennale dalla fondazione. Abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con la band, parlando del passato (la ristampa dell’intero catalogo), del presente (il tour del decimo anniversario) e del futuro (il nuovo disco, che dovrebbe uscire ad aprile 2013).
Avete pubblicato il vostro ultimo album “Age Of The Fifth Sun” nel 2010 e siete tuttora in tour per promuoverlo. Dopo due anni, qual è stato il feedback ottenuto da media e fan?
Sì, siamo in tour da due anni, ma la leg che abbiamo programmato per questo periodo è per celebrare il nostro decimo anniversario. L’ultimo disco è stato recepito bene e, a livello di vendite, è stato il nostro lavoro più venduto finora. Penso che, in generale, la reazione di fan e media sia stata positiva; personalmente, ci riteniamo felici del nostro disco, che è stato utilizzato come base di partenza per il lavoro di rimasterizzazione del catalogo.
Cosa mi dici della rimasterizzazione del catalogo a proposito? Siete stati coinvolti direttamente?
Chiaro, in tutte le fasi del processo siamo stati coinvolti direttamente e ci siamo divertiti. Il grosso del lavoro è stato fatto da Tim Young a Londra, ingegnere del suono che ha lavorato a materiale di Beatles e Massive Attack. L’idea di partenza è stata quella di portare le registrazioni passate ai migliori standard disponibili, permettendo di ottenere quel sound e quella dinamica che non riuscimmo ad ottenere 5-10 anni fa. Un impegno che ha dato nuova linfa vitale ai nostri album: penso che, alla fine, il risultato sia stellare.
Siete indipendenti sin dalla vostra fondazione, grazie anche a nuove tecnologie come il web, i social network e i costi minori per registrare un disco: sareste stati capaci di lavorare allo stesso modo negli anni Ottanta?
Gli Anni Ottanta sono un’era totalmente diversa, impossibile fare un paragone: c’erano in ballo molti più soldi e opportunità di costruire una vera carriera con la musica. L’unico fattore negativo è che ai tempi era difficile essere veramente indipendenti perché buona parte dell’industria musicale era controllata dalle major. Credo che, comunque, saremmo stati capaci di adattarci, come facciamo ancora oggi.
Com’è andata la vostra esperienza all’Eurosonic Festival? E quali sono i vostri piani nell’immediato e nel futuro?
Benissimo, siamo stati scelti per rappresentare l’Irlanda a questa manifestazione e già questo riconoscimento è per noi motivo di orgoglio. Sul futuro.. intanto dedicheremo anima e corpo a questo tour, nel quale proporremo anche gli effetti visuali che da sempre caratterizzano la nostra proposta; però, rispetto al passato, anche le canzoni, la musica e le performance assumeranno un’importanza più sostanziale. Stiamo anche scrivendo il nuovo disco, lavoro che abbiamo iniziato già due anni fa. Sarà più sperimentale ma anche più commerciale: inseriremo elementi di musica indie ed elettronica e ci focalizzeremo sulle linee vocali in misura maggiore. Non abbiamo alcuna fretta di pubblicarlo, non abbiamo alcuna pressione esterna e la cosa ci permette di prendere tutto il tempo necessario per lavorare alle nuove canzoni. Al momento, il periodo più probabile di pubblicazione è aprile 2013.
Nicola Lucchetta