Fa tappa anche a Padova il nuovo tour di Cristina D’Avena accompagnata dai Gem Boy. Un’affluenza ridotta per una serata all’insegna della nostalgia, con una setlist che pesca dal meglio del repertorio della voce delle sigle dei cartoni animati più famosa d’Italia: “Memole“, “Pollon“, “E’ Quasi Magia Johnny“, “Mila E Shiro“, “Lady Oscar“, “Che Campioni Holly E Benji” e l’attesissima “Occhi Di Gatto“, piazzata in maniera strategica a fine scaletta, sono solo alcune delle canzoni suonate in uno show della durata di circa due ore.
Anche se lo spazio in scaletta è prevalentemente occupato dalle sigle, non vengono negate le parentesi per i Gem Boy del trasgressivo Carletto: i bolognesi suoneranno la clamorosa “Orgia Cartoon“, in versione opportunamente censurata per venire incontro ai tanti bambini presenti, accenneranno “L’Uomo Tigre” e proporranno a Cristina D’Avena di cantare la prima sigla di Ken Il Guerriero, in una versione divertente che, nelle sue nuove atmosfere eteree, perde l’epicità dell’originale. E si prendono anche il lusso di sfottere la grossa lacuna della sua carriera, la mancanza di una sigla sui robot giapponesi, suonando “Giambel V“, loro brano che narra la storia del robot italiano che “parcheggia in seconda fila”.
Alla fine del concerto, abbiamo avuto l’occasione per fare un paio di chiacchiere con Cristina D’Avena. Poco il tempo a disposizione, ma sufficiente per indagare su qualche “lato oscuro” della sua carriera:
Hai detto durante lo show che sei arrivata al traguardo dei trent’anni di carriera, ma in realtà hai iniziato ben prima. Cosa puoi dirci brevemente di questi tuoi “primi 14 anni”?
Quei 14 anni sono stati l’infanzia più bella che potessi avere, anni nei quali partecipai allo Zecchino D’Oro a 3 anni e poi, fino ad 11, cantai nel Piccolo Coro Dell’Antoniano. E’ stata un’esperienza bellissima, anche grazie ad una maestra di grande valore come Mariele Ventre. Tanti amici, tanto divertimento: sono stata benissimo.
E come è nata la collaborazione con RTI, poi diventata Mediaset?
Casuale. Cercavano una voce femminile per interpretare i cartoni animati, scegliendomi tra i bimbi del Coro Dell’Antoniano. Feci un provino e, alla fine, mi scelsero.
Sei stata tra i pionieri delle serie tv per ragazzi, prima come Licia e poi come Cristina.. hai un aneddoto da raccontare di quei cinque anni?
Studiavo tantissimo durante la notte perché avevo una paura pazzesca di sbagliare le battute, ero terrorizzata perché quella era la mia prima esperienza ed avevo il timore di fare delle gaffe. Però anche questa posso dirti che è stata un’esperienza indimenticabile.
“Non si esce vivi dagli anni Ottanta”, cantavano gli Afterhours in un loro pezzo. Come la interpreti questa frase, tu che bene o male hai dato un fondamentale contributo a chi era giovane in quegli anni?
Beh, gli anni Ottanta fanno parte di noi, non c’è niente da fare. Fanno parte della nostra vita. Quando dicevo prima al pubblico che le mie canzoni fanno parte della vostra infanzia, ho anche pensato che quegli anni sono stati favolosi ed indimenticabili. Anch’io, come le mie coetanee, ascoltavo i Duran Duran e gli Spandau Ballet, ma non avevo alcuna preferenza: ero innamoratissima di entrambe le band.
E tornerai a suonare con i Bee Hive in futuro?
Mah, vediamo, vediamo! So che ne avevano già fatta una nel 2008.. E’ un’ipotesi che non escludo: se si dovessero presentare le occasioni lo farò sicuramente.
Nicola Lucchetta