“Love is the Answer”, il primo tema della serata, racchiude in sé tutte le caratteristiche di questo trio. Un inizio in punta di piedi che sarebbe piaciuto al Tchaikovsky del “Lago dei Cigni”. Ed il seguito a crescere, crescere, crescere, con un grande controllo delle dinamiche, con un impressionante interplay che testimonia come questi tre eccezionali musicisti stiano lavorando insieme tempo e quanto abbiano imparato ad ascoltarsi reciprocamente.
Dal “Lago dei Cigni” al “Great Gates of Kiev” di mussorgskyiana memoria, sempre per restare fedeli alla tradizione russa: un pre-finale trionfale, sinfonico, orchestrale prima di tornare, chiudendo il cerchio, alle note iniziali.
A tutto questo si aggiunge un grandissimo Joshua Redman, capace di apportare una 4a dimensione ad un trio tanto poliedrico e creativo. Grandissimo musicista, innovatore ed intellettuale Redman spinge la serata verso scogliere perigliose. Ma tanto è il carisma che i quasi 800 spettatori della Casa del Jazz non perdono una battuta.
Poi seguono “2 P.M.”, “Thriftstore Jewelry” (come lo traduciamo? Gioiello da pesca di beneficienza?). Una “People like you” lenta, bellissima, con una grande carica poetica. E ancora “Big Eater”, un brano con una serie di obbligati che lo rendono più vicino ad un enigma matematico che a una composizione di jazz d’avangurdia. A chiudere “Silence is the question“. Titolo che, contraddizione in termini, riprende i temi filosofici tanto cari ai nostri amici.
Un po’ zappiani, un po’ classici, curiosi, pieni di energia, sempre in trasformazione. Un trio + special guest che sposta il jazz (e tutto la sua carovana di evocazioni e di memorie) verso nuove frontiere. Senza paura. Irrispettosi di tutto e di tutti. Come solo i veri artisti sanno fare.
Marco Lorenzo Faustini