Non abbiamo mai nascosto il grande rispetto che abbiamo nei confronti degli Skunk Anansie, una delle rock band inglesi più conosciute degli anni Novanta e capace di tornare in auge con l’atteso ritorno nel rush finale dello scorso decennio: un come-back che li ha portati ad una fama in continua ascesa e, soprattutto nel nostro Paese, importanti affluenze ad ogni data. La serata al PalaArrex di Jesolo, l’ultima programmata per l’autunno 2012 in Italia, conferma quanto detto poco prima: circa 4000 persone hanno accolto calorosamente il ritorno di Skin e soci per la promozione dell’ultimo “Black Traffic“, il secondo studio album post reunion e il primo completamente autoprodotto.
Un lavoro convincente e attorno al quale viene costruita l’ossatura della scaletta, che purtroppo si porta dietro tutti i limiti derivanti dall’essere la setlist della prima leg promozionale di un nuovo disco. Sia chiaro, la qualità dei nuovi pezzi è ai livelli del passato (dal singolo “I Believed In You” a “Sad Sad Sad” non c’è un vero e proprio filler che sia uno) e pretendere una setlist come quella del reunion tour del 2009 sarebbe stata una cosa troppo esigente. Ma la mancanza di classici del calibro di “Selling Jesus“, “Brazen” e “You’ll Follow Me Down” (l’ultima in programma ma inspiegabilmente tagliata) può portare a due scuole di pensiero: la negativa, che è il solito retrogusto amaro nel non sentire brani simbolo di chi ha vissuto gli anni Novanta da teenager, e la positiva, che è la dimostrazione che il quartetto crede ciecamente nel nuovo corso, un po’ più figlio dell’elettronica, la seconda passione di Skin, ma sempre ben saldo alla formula melodica e aggressiva che ha portato loro tanta fortuna. Gli inglesi non rinnegano però il passato e ce lo siamo goduto sentendo monoliti del calibro di “I Can Dream” (che avrà più di quindici anni ma sembra uscita ieri), “Twisted“, ballatone da lacrime come “Hedonism“, “Secretly” e la più recente e ruvida “Because Of You“.
Per il resto, lo show ha confermato quanto si sapeva sugli Skunk Anansie: che l’accoppiata Cass/Mark Richardson (la cui moglie si presenterà sul palco per un duetto con Skin) resta una delle sezioni ritmiche più granitiche, aiutata dall’egregio lavoro alle chitarre del taciturno Ace. Skin invece è la solita bomba ad orologeria: si muove per tutto il concerto, incita il pubblico praticamente ogni minuto e si cimenta anche come chitarrista. Ma è nella parte finale del concerto, chiuso da “Little Baby Swastikkka“, che emerge la sua natura underground figlia del clubbing: attraversa tutto il parterre a piedi, abbracciando letteralmente il suo pubblico, per poi tornare on stage con un clamoroso body surfing. Come avere quarantacinque anni e dimostrare l’attitudine di una ventenne.
Nicola Lucchetta
Setlist Skunk Anansie: The Skank Heads, I Will Break You, I Believed in You, God Loves Only You, I Hope You Get to Meet Your Hero, Twisted (Everyday Hurts), I’ve Had Enough, My Ugly Boy, Weak, Hedonism (Just Because You Feel Good), Our Summer Kills The Sun, This Is Not a Game, Over The Love, I Can Dream, Spit You Out, Because of You, Sad Sad Sad, Charlie Big Potato, Tear The Place Up, Secretly, Little Baby Swastikkka