Pur mettendo in un angolino i sentimenti “di parte”, è impossibile non descrivere in questo modo la serata dei The Hives all’Alcatraz di Milano, la prima da headliner in Italia da diverso tempo: gli svedesi sono, al momento, tra gli act più divertenti da vedere dal vivo in assoluto. La rock and roll band scandinava non riesce però a conquistare anche il nostro Paese con la “loro legge“, radunando, insieme ai The Bronx (band di apertura che, con il suo hardcore di stampo americano, è risultata troppo “lontana” dalla proposta degli headliner) solamente quanto basta per riempire il palco B del club più noto del capoluogo lombardo.
Che questo fosse un tour di supporto ad una nuova fatica è palese sin dalla lettura della scaletta: metà è infatti basata su “Lex Hives”, dal quale vengono pescati quasi tutti i brani più riusciti (tra tutti, l’opener “Come On“, “Wait A Minute” e il singolo di lancio “Go Right Ahead“), escludendo infatti a sorpresa quella conclusiva “Midnight Shifter” che avrebbe meritato spazio nella serata. Ed è proprio in questo punto che emerge uno dei pregi dei The Hives: la capacità di rendere migliori in sede live anche quei pezzi che su disco lasciavano l’amaro in bocca. E dal palco dell’Alcatraz brani non proprio esaltanti come “1000 Answers” e “Patrolling Days“, strategicamente messa a chiusura del primo set, fanno emergere potenzialità che potevano essere svelate solo in questa veste. Chiaramente i brani simbolo della loro carriera, qui rappresentata dai precedenti tre album (escluso ancora “Barely Legal“, rappresentato da “A.K.A. Idiot” solamente in alcune date), sono tutti presenti: tra le affermate “Walk Idiot Walk” e l’esplosiva “Tick Tick Boom” la vera sorpresa resta “Abra Cadaver“, traccia di apertura di “Tyrannosaurus Hives” proposta raramente nei tour passati.
Ma il vero valore aggiunto del concerto dei The Hives è lo spettacolo che il quintetto costruisce attorno alla musica suonata. Con Vigilante Carlstroem e Dr. Matt Destruction, fin troppo isolati nel loro angolo di palco a curare il lato musicale, e il batterista Chris Dangerous (il motore ritmico del gruppo) e Nicholaus Arson “relegati” al ruolo di comprimari, la vera bomba ad orologeria resta Howlin’ Pelle Almqvist. Colui che è stato battezzato da molte riviste come uno dei frontman più validi degli ultimi anni, conferma anche in Italia il suo status di primadonna dei The Hives. Non canta alla perfezione, trovandosi in difficoltà più volte in registri acuti, ma le doti innate di intrattenitore riescono a mettere in ombra queste lacune. Capace di sfoggiare la sua tagliente ironia anche ad alcune teste calde presenti tra il pubblico (“Vorresti essere come me, ma questa sera sei là sotto e stai pagando per vedermi“), la sua è una performance fisica, fatta di corse, salti, calci e lo sfoggio di un italiano discreto: dal classico “Capisce?“, passando per un “Rapidamente come la Ferrari” per introdurre un brano veloce e arrivando a quella “Madonnina” citata più volte nel corso dell’ora e mezza di esibizione.
Non servivano conferme sul fronte The Hives: li conosciamo fin troppo bene e apprezziamo le loro gesta già dai primi segnali di successo di “Veni Vidi Vicious“. Ma, mentre su disco è da un paio di capitoli che gli svedesi han perso la retta via, dal vivo restano un’esperienza da non perdere.
Setlist The Hives: Come On!, Try It Again, Take Back the Toys, 1000 Answers, Main Offender, Walk Idiot Walk, My Time is Coming, No Pun Intended, Wait a Minute, Die, All Right!, I Want More, Won’t Be Long, Hate To Say I Told You So, Abra Cadaver, Patrolling Days, Go Right Ahead, Insane, Tick Tick Boom
Nicola Lucchetta