Uno Non Basta Narciso Dilaga

Quello degli Uno Non Basta è un album di denuncia, di presa di posizione, di scelte; è una critica piena di acredine alla società e di oggi, operata attraverso la vivida descrizione dei personaggi che la popolano. Gli Uno Non Basta si formano perché, come recita il loro nome, Antonio Marcucci da solo non riesce a sviluppare il progetto come desidera, desideroso di concentrarsi solamente sul cantato. Nasce così un gruppo che fa della lingua italiana e dell’elettronica il suo biglietto da visita, ricordando un po’ i primi Subsonica grazie alle basi (che regolarmente accompagnano i pezzi) e ad una batteria pestata e discotecara quasi fino all’eccesso.

Testi e musica, come detto precedentemente, si uniscono a formare canzoni tumultuose, inquiete per natura, che parlano praticamente solo di una società malata, giunta a storture evidenti, ormai impossibili da ignorare. Alcuni versi, come quelli di “Vi ammiro vi uccido”, colpiscono per la loro natura estremamente diretta e perché tristemente veri (“Milioni di contenitori vuoti/invece di una testa/e di un cervello”), altri testi sono più riflessivi e un poco più elaborati (il pezzo “Fuoco al vento” ne è la testimonianza).

Detto ciò, la successiva e principale considerazione che (purtroppo) viene da fare è constatare la presenza di una notevole ripetitività, che appesantisce l’album e lo rende molto meno apprezzabile di quanto potrebbe potenzialmente essere: aver ascoltato un paio di canzoni di “Narciso Dilaga” vuol dire aver ascoltato praticamente tutto, vista la forte mancanza di varietà compositiva, di soluzione ritmiche o melodiche alternative. Il disco degli Uno Non Basta graffia, grida di rabbia e a suo modo scuote le coscienze; resta l’impressione però che lo faccia con troppa poca fantasia, urlando per 12 tracce nell’orecchio di un ascoltatore che se ne potrebbe facilmente stancare.

Marco Bassano

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