Il 22 dicembre di dieci anni fa morì Joe Strummer, figura leggendaria e carismatica del rock inglese famosa per essere stata chitarrista e voce dei The Clash, gruppo che ha lasciato in eredità album entrati nell’immaginario collettivo come “Combat Rock” e “London Calling“. Una morte, per un infarto causato da una malformazione congenita del cuore, che ha silenziosamente calato il sipario nella vita di un artista che con la sua musica ha fatto tanto rumore. Dagli esordi punk al flirt con la musica ska e reggae della seconda fase dei Clash, passando per la parentesi solista con i The Mescaleros, la figura di Strummer ha influenzato band tra le più disparate: da quelle più vicine alla loro musica (al punto di considerare i Rancid come i loro eredi naturali) alle istituzioni del rock più tradizionale, al punto che Bono degli U2 li definì la più grande rock band di sempre.
In occasione dell’anniversario della sua morte, proponiamo sei video che riassumono tutte le fasi della vita artistica di uno dei musicisti più influenti degli ultimi quarant’anni.
Gli esordi: White Riot
Uno dei primi singoli pubblicati dai Clash che, pur essendo ancora denso di rabbia giovanile, presenta già alcune caratteristiche che avrebbero reso il gruppo diverso dagli altri, come ad esempio degli arrangiamenti curati e le linee di basso di Paul Simonon ben presenti nello scheletro della canzone.
L’inno: London Calling
Anche se il brano più famoso dei The Clash resta quella “Should I Stay Or Should I Go” presente su “Combat Rock”, è “London Calling” il brano che racchiude tutte le sfumature di una carriera tanto breve quanto intensa. Un vero e proprio dono alla città che li ospitò e li fece crescere, un motto diventato un evergreen collettivo e un simbolo della capitale britannica, al punto di essere presentata tra i brani di spicco della colonna sonora della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra 2012.
La canzone “di protesta”: Bankrobber
Pubblicata come singolo, ma che troverà spazio su disco solo sulla raccolta “Black Market Clash”, “Bankrobber” è riconosciuta come uno degli episodi più importanti della loro carriera. Dietro la colonna sonora reggae del ladro di banche “che non ha fatto male a nessuno”, si nascondono, in realtà, tutte le difficoltà vissute dalla working class britannica tra gli anni Settanta e Ottanta.
Il testamento: Redemption Song
La cover di “Redemption Song”, classico folk reso famoso da Bob Marley, è di fatto il testamento artistico di Strummer. Registrata insieme a Rick Rubin a poche settimane dalla sua improvvisa morte, è stata inclusa del suo ultimo disco con i The Mescaleros “Streetcore”.
La leggenda: Bologna 1980
L’esibizione più famosa dei The Clash nel nostro Paese è in realtà un evento ricco di polemiche, soprattutto da parte di chi avrebbe dovuto accogliere con gioia l’evento. Il concerto gratuito, che si è tenuto a Piazza Maggiore a Bologna, è entrato nell’immaginario collettivo, al punto di essere considerato come uno degli eventi simbolo dell’attività concertistica nazionale. I Nostri sarebbero passati altre volte in Italia negli anni successivi, ma nessuna serata avrà l’impatto storico del concerto emiliano.
Il tributo dei grandi: London Calling ai Grammys 2003
Il decesso di Joe Strummer è arrivato a poche settimane dall’ingresso dei The Clash nella Rock And Roll Hall of Fame, cessando sul nascere le voci di una clamorosa reunion per l’evento annunciata da più componenti. A febbraio 2003, nel corso della cerimonia dei Grammy Awards, un supergruppo ha celebrato la sua leggenda proponendo una cover di “London Calling”: a conferma della sua trasversale influenza, troviamo infatti un gruppo composto da Dave Grohl (Foo Fighters), Bruce Springsteen e il suo storico collaboratore Steven Van Zandt, Tony Kanal (No Doubt) ed Elvis Costello.
Nicola Lucchetta