E’ crisi nel settore musica anche in Regno Unito: lo scorso 15 gennaio infatti il colosso del music retail HMV si è visto rifiutare dai suoi fornitori un prestito di 300 milioni di sterline, che avrebbe garantito la normale gestione ordinaria. Dal giorno stesso, la società (che ha revocato fino a nuova comunicazione le quotazioni delle azioni alla Borsa di Londra) è in amministrazione straordinaria con la multinazionale del settore della consulenza Deloitte nominata CEO ad interim, in quella che è una fase alternativa alla liquidazione e istituita allo scopo di risanare il gruppo, onorare i debiti e creare una prospettiva futura.
Con 250 negozi e circa 4000 dipendenti nel solo Regno Unito, HMV è un colosso che fa gola a molti concorrenti del settore: ad oggi, infatti, sono ben cinquanta le offerte per un’acquisizione arrivate da altre aziende del settore, ma anche da fondi di investimento e personaggi di spicco dell’imprenditoria. Anche perché, come riportato dalla BBC, è la stessa industria cinematografica e musicale a desiderare la sopravvivenza di HMV: “Le etichette e i distributori di DVD non vogliono diventare totalmente dipendenti da Amazon e iTunes. Deloitte sta lavorando anche nel nostro interesse per creare una nuova HMV, più snella e sostenibile dal punto di vista economico, e siamo disposti anche ad entrare nel capitale“.
La ristrutturazione dell’azienda potrebbe portare alla chiusura di diversi negozi, come già avvenuto in Irlanda ad inizio 2013: la notizia, che potrebbe portare all’assenza di negozi di musica nei piccoli e medi centri urbani, ha allarmato gli stessi musicisti, che hanno rilasciato diverse dichiarazioni sulla speranza che HMV sopravviva. Da Graham Coxon dei Blur a Professor Green, gli ultimi in ordine cronologico sono gli Everything Everything, che hanno espresso le loro perplessità sull’impatto di questa ipotesi nel mercato britannico: “Molti piccoli centri non avranno più un negozio musicale. Non fosse stato per il salvataggio di Fopps, gli indipendenti sarebbero spariti da un pezzo. La prospettiva è che si potrà andare da Tesco ad acquistare i dischi da classifica e basta. Non ci sarà più una presenza fisica del formato ‘fisico’ nelle principali vie delle città“.