“Opposites” non è il disco che consacrerà a livello mondiale i Biffy Clyro: vere e proprie icone in Regno Unito (non a caso, saranno tra gli headliner del Reading And Leeds Festival 2013), nel Vecchio Continente e nel resto del mondo ricoprono lo status di cult band, capace di riempire al massimo i club di piccole e medie dimensioni. E la scelta di un doppio album (“The Land At The End Of Our Toes” e “The Sand At The Core Of Our Bones” sono i due capitoli che compongono l’ultima fatica degli scozzesi, nate inizialmente come due release distinti) è tutto fuorché un’operazione commerciale adatta per colpire mercati ancora poco avvezzi al suono di Simon Neil e soci. Per il nostro paese infatti è stata considerato più saggio escludere sei pezzi e fare un unico disco composto da quattordici brani.
A malincuore tocca ammettere che i Biffy non sono un nome adatto per un mercato come il nostro: non sono sofisticati come i Muse e, soprattutto, non hanno il dono della melodia dei Coldplay. Però rockeggiano di brutto, e pestano anche parecchio su “The Joke’s On Us”, “Stingin’ Belle” e su “Modern Magic Formula” (la quale nel ritornello richiama pesantemente i Foo Fighters). E, a conferma di non essere un nome di primo pelo, reclutano un guru come Garth Richardson per produrre un lavoro ben curato su tutti gli aspetti: basti pensare alle linee vocali nell’iniziale “Different People”, o al coraggio nel proporre tempi articolati come su “Sounds Like Balloons” e “Victory Over The Sun”, o ancora ai fiati in “Spanish Radio”, elementi contrapposti a quelli insiti in episodi più radiofonici come “Biblical” e “Skylight”.
Difficilmente “Opposites” muoverà qualcosa nel mercato italiano: i Biffy Clyro resteranno sempre un nome nel circuito degli appassionati e stop. Ma nella loro terra d’origine la loro ultima fatica cementificherà l’importante status raggiunto con anni di duro lavoro e sudore.