Il più grosso timore dei concerti degli islandesi Sigur Ros in dei freddi palasport, spesso dotati di acustiche di dubbia qualità, risiedeva nella possibilità che la produzione audio/video della band di Jónsi perdesse di fascino e uscisse con un impatto deludente. Niente di più sbagliato: i nordici, che al PalaArrex di Jesolo hanno portato nel nostro Paese la prima delle due date invernali programmate per febbraio 2013 (torneranno a luglio con altre tre esibizioni), sono riusciti a stravolgere questo topos, presentando nella località veneziana una produzione all’ultimo grido, perfetto contorno di una proposta musicale apprezzata da tempo a livello mondiale. E il tutto con dei suoni praticamente perfetti.
La band, diventata un terzetto dopo l’abbandono del membro fondatore Kjartan Sveinsson, mantiene le promesse proponendo un concerto diverso rispetto a quello altrettanto spettacolare della scorsa estate: una scaletta leggermente più ampia (con l’ultimo “Valtari” rappresentato da un solo estratto) nella quale trovano spazio anche tre inediti e che scorre via in un vulcano di emozioni della durata di quasi due ore. Li vediamo incantare già all’inizio dello show, in un primo atto nel quale i Nostri si presentano con il palco coperto da teli semitrasparenti, tramite i quali vengono proposti dei giochi di luci ed ombre e degli effetti visuali. Ma è nel quarto brano che i Sigur Ros presentano al pubblico la scenografia: oltre alla già collaudata e geniale trovata delle lampadine, infatti, a dominare la scena è un enorme pannello LCD leggermente curvato che abbraccia letteralmente i numerosi presenti, parte integrante di uno spettacolo nel quale il calore e la glacialità della loro musica si fondono, in un mix che è da sempre il loro trademark.
La scaletta è leggermente sbilanciata sulla fase centrale della discografia (alla conta finale, sono ben sette i brani proposti da “Takk” e “()”) e quella finale, lasciando al resto della loro ventennale carriera solo le briciole. Nei sedici pezzi proposti emerge il talento cristallino di Jónsi, tanto sorprendente con il suo falsetto quanto eccentrico nel suo modo di suonare la chitarra con un archetto, unico punto d’incontro tra la loro musica e il rock più classico. Perché, per quanto la loro proposta presenti delle strutture heavy (“Brennisteinn” ha di fatto un impianto industrial), il fascino della loro musica è nelle parti più ambientali e dilatate, dove gli strumenti ad arco e i fiati di una backing band di ottimi turnisti creano delle atmosfere sognanti ma, nelle parti più pesanti, anche claustrofobiche ed inquietanti.
Con il concerto di Jesolo i Sigur Ros si affermano come uno dei gruppi indie più amati in Italia: pur con una “Hoppípolla” conosciuta praticamente da tutti, tanto bella quanto inflazionata come colonna sonora di spot di vario genere, la calorosa ovazione piovuta addosso alla band islandese a fine concerto, da un pubblico che andava dai teenager ai sessantenni, vale più di mille elogi scritti.
Setlist Sigur Ros: Yfirborð, í Gaer, Vaka, Brennisteinn, Sæglópur, Olsen Olsen, Fljótavík, E-bow, Varúð, Hoppípolla, Með Blóðnasir, Kveikur, Glósóli, Svefn-g-englar, Hrafntinna, Popplagið