Intervista Shellac Steve Albini e Bob Weston si raccontano

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E’ difficile riuscire a rendere affascinante e divertente un’intervista fatta via email: spesso le risposte sono ambigue, scritte in fretta e furia o, all’altro estremo, sembrano dei veri e propri trattati internazionali. Proprio per questo la veloce chiacchierata virtuale avuta con gli Shellac suona quasi come una positiva eccezione: in alcuni passaggi, gli interpellati Steve Albini (leggenda dell’alternative rock statunitense che ha prodotto una miriade di nomi dalla seconda metà degli anni Ottanta in avanti) e Bob Weston, rispettivamente chitarra e basso del trio, hanno dimostrato una sana ironia, ma soprattutto nelle risposte si è respirata l’aria di un gruppo che vuole raccontarsi senza strafare.

In occasione delle loro due serate in programma la prossima settimana (il 21 maggio al New Age Club di Roncade e il 22 alle Officine Creative Ansaldo di Milano), vi proponiamo questa chiacchierata con due terzi degli Shellac: per comodità Steve Albini e Bob Weston sono riportati rispettivamente come SA e BW.

Alcuni giorni fa Steve Albini ha confermato che il nuovo album degli Shellac è praticamente pronto. Potete dirci qualche dettaglio?
BW: Ci saranno nove pezzi. Uscirà per l’etichetta Touch And Go Records appena termineremo il mastering, e il design e la produzione dell’artwork e del libretto. Suonerà ancora come un disco degli Shellac.
SA: E’ un’ottima descrizione del disco quella di Bob. Potrebbe fare questo di professione!

Il vostro ultimo disco Excellent Italian Greyhound risale al 2007 e, durante gli ultimi sei anni, avete suonato dal vivo diversi inediti. Pensate di metterli tutti nel nuovo disco?
BW: Non siamo una band che scrive molti pezzi, quindi se un brano lo terminiamo e lo suoniamo live, molto probabilmente troverà spazio anche nel successivo studio album. Molti dei brani inediti suonati negli ultimi sei anni saranno nel nuovo disco. Abbiamo uno o due brani scritti e suonati dal vivo, ma che non ci sono piaciuti. E sono stati chiaramente messi da parte.
SA: Abbiamo scoperto nel corso degli anni che la vera natura dei nostri brani non sarebbe mai emersa fino a quando non li suoniamo dal vivo. Di solito lavoriamo ai nostri nuovi pezzi durante i concerti appena ci sentiamo pronti a suonarli, e nel corso del tempo riusciamo a cogliere colori e sfumature. Certe volte ci troviamo di fronte al fatto che la canzone non è soddisfacente e la abbandoniamo, altre la canzone migliora con il tempo e ci rende fieri e felici di dedicarle maggior tempo prima di registrarla in studio.

In altre interviste Steve ha affermato che la ragione alla base della mancanza di un lungo tour per gli Shellac è la presenza di lavori stabili per tutti i componenti, cosa che vi forza a fare dei tour composti da poche date. Avete mai pensato di mollare tutto e andare in tour per almeno un anno?
BW: No, mai. Non vogliamo che il nostro gruppo diventi un lavoro. Ci toglierebbe la gioia e la libertà della quale godiamo e il far diventare tutto un obbligo renderebbe le cose più difficili.
SA: Non è una cosa impossibile, ma una brutta idea. Abbiamo commissioni da parte di altre persone che richiedono il nostro impegno per un lavoro normale, e prendiamo tutto ciò molto seriamente, ma soprattutto non vogliamo che la band ci dedichi tutto il tempo. Come puoi immaginare, gli Shellac sono una fuga dalla quotidianità e vogliamo godere dell’essenza di ogni secondo di tutto ciò. Se il gruppo diventasse un obbligo, inizieremmo a viverlo come una lagna, e non vorrei arrivare al punto di avere queste opinioni sul nostro gruppo..

Inizierete il tour europeo sabato in Repubblica Ceca e avrete come band di supporto le Amavo per la prima metà e AUF per la seconda. Come siete entrati in contatto con loro?
BW: Abbiamo incontrato le Amavo agli ultimi concerti in Italia e siamo sempre rimasti in contatto. Steve incontrò Anne delle AUF quando registrò gli Wuhling, band nella quale militava, e da là sono rimasti amici.
SA: Anne è un’incredibile musicista e ho amato qualsiasi cosa ha fatto. Sono felice di rivederla di nuovo.

Tornerete al Primavera Sound per la seconda volta in tre anni. Siete affascinati dal concept di questo festival? E ci sono cose simili negli Stati Uniti?
BW: Penso sia il nostro settimo Primavera Sound in otto anni. Personalmente, adoro questo festival, cosa che non posso dire delle altre rassegne alle quali sono stato negli Stati Uniti (escludendo gli ATP Festival). Non penso che gli Shellac siano un nome adatto ad una grande rassegna. Preferiamo i piccoli concerti, non i festival.
SA: Primavera e gli eventi organizzati da ATP sono vere e proprie eccezioni per noi, e raramente consideriamo gli altri festival. Questi sono due eventi organizzati benissimo e che trattano con rispetto ogni band, quindi siamo sicuri che l’esperienza è destinata a diventare buona. Non abbiamo la stessa opinione per altre rassegne, e proprio per questo le evitiamo.

Siete in giro da vent’anni.. non avete mai pensato di ristampare o rimasterizzare la vostra discografia?
BW: Siamo in giro da più di vent’anni: questo traguardo lo abbiamo celebrato lo scorso anno suonando dei concerti a Chicago e Minneapolis e curando l’ATP Festival lo scorso dicembre come parte delle celebrazioni. Non penso ristamperemo o rimasterizzeremo i nostri lavori: non sono mai andati fuori catalogo, e il lavoro fatto in origine è buono.
SA: Certe volte sei costretto da ragioni tecniche a rimasterizzare qualcosa: un nuovo formato o un master originale danneggiato. Ma, di base, siamo felici dei dischi come li abbiamo fatti, e non vogliamo spillare soldi alle persone a comprare una versione speciale per la sola ragione del tempo passato.

Steve, hai iniziato la carriera di produttore durante gli anni ottanta. Quali sono i tuoi cinque dischi preferiti ai quali hai lavorato?
SA: Non sono la persona che adora fare classifiche dei dischi ai quali ha lavorato, mi dispiace. Sembra che voglia schivare ad ogni costo la domanda, ma onestamente non ho una lista in mano e, se dovessi iniziare a fare dei nomi, potrei andare avanti per tutto il pomeriggio.

In quali progetti sei coinvolto oggi?
SA: Lavoro a diversi dischi ogni settimana. Oggi, per esempio, sto mixando alcune tracce per i Bottomless Pit: li sto seguendo a salti per il loro nuovo album da alcune settimane e spero di chiudere tutto oggi. Ieri ho fatto un altro disco per i Risk/Reward, una band spettacolare da New York. Il mio lavoro di produttore mi tiene impegnato ogni giorno.

Un gran produttore, ma anche un appassionato di cucina. E’ ancora attivo il tuo blog?
SA: Non lo aggiorno da un paio di mesi. Sono impegnato con il lavoro e il blog iniziò come un piccolo progetto al quale non volevo dedicarmi a tempo pieno. Inizialmente era un’idea per dire a mia moglie cosa mi ero cucinato per cena e mi sono accorto con il tempo di essere andato un po’ oltre questo progetto iniziale. Se dovessi avere più tempo libero inizierò a scrivere qualcosa di più.

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