Questo concerto i Green Day lo dovevano al Nordest dal 2010, anno nel quale si abbattè la (seconda) bufera all’Heineken Jammin Festival del Parco San Giuliano di Mestre, fatto che costrinse gli organizzatori a cancellare la serata (e a far raggiungere un audience da paura ai Pearl Jam nella giornata conclusiva, ma questo è un altro discorso…). Una ferita che bruciava ancora e, che al diluvio arrivato nel tardo pomeriggio dopo una tiepida mattinata primaverile, ha fatto serpeggiare a qualcuno dei dubbi: “lo cancelleranno un’altra volta?” “ma suoneranno?” “non è che succede come l’anno scorso a Bologna?” era il pensiero ricorrente in più di qualche testa fino a pochi minuti prima dell’inizio del concerto.
Per fortuna alla fine il terzetto punk rock è stato protagonista di una convincente esibizione in quel di Trieste, accompagnato da altrettanti turnisti e da un eroe vestito da coniglio al quale è stato dato il compito di aprire le danze, prima di un’esplosiva 99 Revolutions in apertura di show. Un coniglio che è la perfetta sintesi di ciò che sono i Green Day nel 2013: un gruppo che ha venduto decine di milioni di dischi negli ultimi anni, azzeccando anche un capolavoro simbolo di un decennio di storia americana come American Idiot, ma con le radici ancora ben salde nell’underground (con tanto di secret show dell’ultimo minuto a Milano mercoledì scorso) e nella loro fanbase, vastissima e (caso più unico che raro nel genere) con un sostanziale ricambio generazionale che si toccava con mano guardando i 13000 presenti. Non stupisce quindi vederli giocare con dei cannoni lanciamagliette, puntando anche alle finestre di un lussuosissimo hotel situato al lato del palco, e con delle pompe dell’acqua, scambiarsi i ruoli (Tré Cool convincente come frontman e Billie Joe mediocre alla batteria), proporre alcune cover e accogliendo ben due fan sul palco, tra cui un ragazzo che su, Know Your Enemy, è protagonista di uno stage diving da segnare sugli annali.
La setlist suonata a Trieste è l’unico punto dolente della serata: troppo peso all’ultima trilogia, dalla quale sono presentati ben sette pezzi dei venticinque suonati, e cinque canzoni in meno rispetto a quella proposta solo 24 ore prima all’Area Concerti di Rho. Almeno un quarto d’ora di show tagliata con una magra consolazione: rispetto alla data lombarda, infatti, il pubblico di Trieste ha potuto sentire dal vivo Hitchin A Ride, uno dei singoli di lancio di Nimrod e, per chi scrive, uno dei loro brani “pesanti” più riusciti dell’intera discografia. Una rosa di brani scelti troppo incentrata sugli ultimi dieci anni di carriera, ma che ha comunque lasciato spazio anche a diversi evergreen del passato: oltre alla scontata Basket Case (che ha fatto ballare anche qualche celerino in tenuta d’ordinanza, storia vera), vanno citate anche Burnout, King For A Day, She, Brain Stew e una perla come 2000 Light Years Away, presa dal debutto Kerplunk!.
Seconda data, secondo successo: i Green Day hanno portato il punk rock in una delle piazze bene più affascinanti del Nord Italia. Dopo il concerto leggendario di Bruce Springsteen a Piazza Del Plebiscito a Napoli, con la serata di Trieste il pubblico reclama giustamente i centri cittadini come punto nevralgico degli eventi live estivi: meno parcheggi, più piazze. E se tutto questo viene detto con grande civiltà (nessun atto di vandalismo né nel pomeriggio né nella gestione del deflusso), il messaggio non può essere assolutamente ignorato.