I Queens Of The Stone Age sono diventati grandi anche in Italia. Forti del successo di pubblico dell’ultimo lavoro ..Like Clockwork (che, come già detto in sede di recensione, a distanza di mesi ancora non mi convince), finalmente promosso in maniera decente anche nel nostro Paese nei circuiti radiofonici, la band di Josh Homme ha imballato un Forum di Assago con le affluenze delle grandi occasioni, riuscendo a raggiungere il sold out già da un paio di settimane.
Sarà un’affermazione impopolare, ma i Queens Of The Stone Age in un grande palasport perdono parte della magia della loro musica. Sia chiaro: dal punto di vista tecnico sono una band magistrale, Josh Homme non è il primo pirla in circolazione e si è sempre fatto accompagnare da musicisti di primissimo ordine. Inoltre, cosa non da poco, il gruppo ha come punto di forza il credere ciecamente in quello che fa, e non è un caso che nella scaletta trovino spazio ben nove pezzi dall’ultimo lavoro. Gli spazi ampi però non sono l’habitat naturale delle sonorità stoner del gruppo e non basta una confezione studiata a regola d’arte (luci, visual trasmessi con un enorme pannello verticale, suoni potenti che però sono spesso mal calibrati) a nascondere il fatto che la musica proposta, pur essendo la perfetta colonna sonora di viaggi interminabili nel deserto statunitense, si gode al meglio in location più intime. La setlist, invece, è praticamente inattaccabile: come già detto, i tanti estratti da ..Like Clockwork si alternano con i grandi classici di una carriera che ha ormai tagliato il traguardo dei quindici anni. I quattro estratti da Songs For The Deaf, uno dei dischi Rock più belli del terzo millennio, Burn The Witch, Sick Sick Sick e Feel Good Hit of the Summer si sono rivelati delle vere e proprie mazzate perfettamente integrate alle atmosfere delle più recenti The Vampyre of Time and Memory, I Appear Missing e I Sat By The Ocean.
Per chi scrive, Josh Homme e il suo progetto hanno “saltato lo squalo” reclutando una lineup da spavento per registrare quello che ancora oggi è il loro inarrivabile capolavoro (il già citato Songs For The Deaf), capace di far apparire come mediocri i tre album successivi. Ma è proprio qui che sta la grandezza dei Queens Of The Stone Age: essere capaci di mantenere nel corso degli anni uno standard qualitativo alto. Certo, suona strano il fatto che i fan siano saltati fuori nell’ultimo periodo, e non quando la band suonò l’ultima volta nel nostro Paese, e abbiano glissato il supergruppo Them Crooked Vultures, che ha visto lo stesso Homme nel ruolo di chitarrista… ma quello è un altro discorso.
Fotografie a cura di Giuseppe Craca