Anche se la settimana di Sanremo è ormai alle porte (quest’anno se non ci fosse l’accoppiata Bloody Beetroots / Ciccio Gualazzi da tifare, sarebbe un mortuorio con uno sprazzo di vitalità chiamato Francesco Renga), mi vien spontaneo fare come ogni anno il gesto dell’ombrello ed iniziare il countdown per i Brit Awards 2014, gli Oscar della musica più importanti dopo i Grammys.
In programma il prossimo mercoledì 19 febbraio presso la londinese o2 Arena, i “Brits” festeggeranno quest’anno la trentaquattresima edizione, in un clima di delirio totale per la Capitale britannica, grazie ad un Prince (che vedremo sul palco.. ma si esibirà?) che da una decina di giorni sta facendo il bello e il cattivo tempo sulle sponde del Tamigi. Una rassegna che, pur non vantando esclusive esorbitanti come la controparte statunitense (e te credo, i Brits durano due ore e i Grammys una giornata intera), vanta comunque un parterre di esibizioni mica da ridere: da Katy Perry a Pharrell Williams, passando per gli Arctic Monkeys (a loro il compito di aprire la serata) e Bruno Mars, ci sarà da divertirsi per tutti. Sì: perché, salvo ripensamenti last minute, quella del 2014 sarà la prima edizione trasmessa in diretta streaming in tutto il mondo grazie ad una collaborazione con YouTube.
Per il terzo anno di fila, e con il motto “It’s the music biz, bitch!” sempre in canna, mi sbizzarrisco nel dare le previsioni ai dodici premi in programma. Il 2012 andò relativamente bene, il 2013 fu un epic fail colossale.. come andrà quest’anno? Ne riparliamo giovedì mattina, magari davanti ad una tazza di caffè?
Best Producer – Flood & Alan Moulder
Premio già assegnato: hands up, per l’uomo che lavora a quattro mani da anni con Trent Reznor (non a caso è in cabina di regia nei progetti Nine Inch Nails e How To Destroy Angels) e che ha contribuito in maniera determinante al successo dei Foals (“Holy Fire”) e ai suoni giganteschi degli ultimi The Killers.
British Breakthrough Act – Bastille
Il successo più inspiegabile del 2013 pare abbia la strada spianata per il trionfo nella categoria degli emergenti. Un successo, il cui eco è arrivato anche in Italia, che speriamo venga “soffocato” da un trionfo meno scontato, come potrebbe essere quello di Disclosure e London Grammar.
British Female Solo Artist – Ellie Goulding
Questo è l’anno di Ellie Goulding, punto. E non solo perché è “giovane”, carina e con una voce incredibile, ma perché è riuscita a mettere il becco nel singolo dell’anno (“Burn”, anch’esso inspiegabilmente in heavy rotation nelle radio italiane) e su altri brani di grido. Una popstar di talento, che potrebbe fare da traino al di fuori del Regno Unito ad altre voci clamorose (Katy B ha il nuovo album già nei negozi e Pixie Lott lo dovrebbe pubblicare nei prossimi mesi) e stranamente pulita, più vicina come modo di fare ad una Taylor Swift che ad una Rihanna.
British Group – Rudimental
Prima spernacchiata dei pronostici 2014, perché i Rudimental sono, con i Disclosure, il nome meno gettonato per la vittoria nella categoria. Un Davide di fronte ai Golia Arctic Monkeys (la stampa è tutta dalla loro parte), Bastille (il cui “casino” fatto in pochi mesi è tutto fuorché scemato) e One Direction (le cui #directioners avranno votato in massa). I due cent però li butto sul nome nuovo della Drum N Bass: nel 2012 partirono dal nulla e scrissero l’inno non ufficiale delle Olimpiadi (“Feel the Love”), nel 2013 hanno raccolto tutti i singoli in “Home”, che è un disco della madonna, e hanno riempito club e arene praticamente in ogni data. Un underdog che potrebbe, con un gancio a sorpresa, assicurarsi l’ambita statuetta.
British Male Solo Artist – David Bowie
E allora, glielo diamo questo Brit alla carriera? “The Next Day” è stato un grandissimo ritorno inatteso del Duca Bianco e, per motivi ignoti, è passato sotto silenzio nelle classifiche di fine anno di siti e riviste. Come se non bastasse, escludendo James Blake che è un cazzo di numero uno nella musica elettronica, gli altri candidati sono di una pochezza disarmante (sì, anche quel bluff chiamato Jake Bugg e il John Newman che se non fosse per un brano non lo cacherebbe nessuno) che rendono incomprensibili esclusioni del calibro di Johnny Fucking Marr e Dizzee Rascal (autore di un disco mediocre). Motivo in più per sperare in un successo di Bowie.
British Single – Ellie Goulding, “Burn”
Si diceva, è l’anno di Ellie Goulding. E il suo singolo “Burn” potrebbe surclassare la numerosa concorrenza, anche se i pericoli chiamati Bastille e One Direction sono sempre dietro l’angolo. Vista la vastità e la qualità dei brani in lizza può succedere di tutto, anche una vittoria della stessa Goulding in compagnia di Calvin Harris per il brano “I Need Your Love”, che ha animato le discoteche di mezzo mondo l’estate scorsa.
British Video – Naughty Boy featuring Sam Smith, “La La La”
Se dobbiamo guardare alla qualità del video, Naughty Boy vince a man bassa con il suo “La La La”: registrato in quattro giorni in Bolivia, narra la giornata di un giovane ragazzino tra vita quotidiana, attriti con quello che può essere suo padre e la vita di coloro che lo circondano. E, visto che comunque si parla di una categoria tecnica, una grande regia, una sceneggiatura che lo rende di fatto un affascinante cortometraggio e una fotografia memorabile. Più o meno quello che manca a tutti gli altri video candidati.
Critics’ Choice Award – Sam Smith
Altro premio assegnato. Pur non avendo ancora un disco nei negozi (uscirà a maggio 2014 per Capitol), Sam Smith vanta già collaborazioni con Disclosure e Naughty Boy nella già citata “La La La”. E, come se non bastasse, oltre al Critics’ Choice dei Brits ha vinto anche il BBC’s Sound of 2014. Ottime premesse.
International Female Solo Artist – Lorde
Il mondo è ai piedi di Lorde, diciassettenne che con un solo brano (“Royals”) è arrivata alla vetta di tutte le classifiche del globo. Un talento precoce e dotato di quella bad attitude che non guasta mai che, se non dovesse “bruciarsi” nel giro dei prossimi anni, potrebbe dire grandi cose. La concorrenza è agguerrita ma, di fronte ad una Lady Gaga che ha ormai esaurito la sua carica esplosiva e una Katy Perry che con l’ultimo disco ha lasciato l’amaro in bocca, la giovane neozelandese potrebbe replicare il trionfo ottenuto dei Grammy.
International Group – Daft Punk
Il bluff dei Daft Punk, capaci di trionfare in tutto il mondo con un solo brano (sì, “Get Lucky” è un capolavoro.. ma il resto di “Random Access Memories” è ben poca roba), potrebbe raggiungere l’epilogo ai Brit Awards. Il duo francese, anch’esso trionfatore ai recenti Grammy, potrebbe portare a casa il premio International Group, forte anche di una concorrenza poco agguerrita e che trova in Macklemore & Ryan Lewis ed Arcade Fire i più credibili tra i rivali. Inspiegabile la presenza dei Kings Of Leon e le Haim, anch’esse il più grande bluff dell’industria musicale del 2013 (se esistesse un premio, lo vincerebbero honoris causa).
International Male Solo Artist – Justin Timberlake
Anche se questo è l’anno di Bruno Mars, ed Eminem è stato autore di un ritorno discografico con il botto, spero fino all’ultimo che il premio se lo porti a casa Justin Timberlake, colui che, insieme a Robbie Williams, potrebbe essere definita come la popstar definitiva del terzo millennio. Capace di andare oltre il successo negli NSync, nell’arco di un decennio è riuscito a vendere milioni di copie, pubblicare un disco con Timbaland quando ancora era il Re Mida della musica (e dando una svolta al tutto con quel “FutureSex/LoveSounds” che, a distanza di otto anni, può essere considerato l’evento di svolta del pop moderno) e suonare al Super Bowl nell’anno dello scandalo Janet Jackson. Per non parlare della carriera cinematografica ricca di soddisfazioni. Il 2013 ci ha portato in dote una svolta “matura” (che potrebbe garantirgli una carriera luminosa per altri trent’anni almeno) e collaborazioni di grido come, ad esempio, quella con Jay Z in “Holy Grail”.
MasterCard British Album of the Year – Arctic Monkeys, AM
Come da tradizione, la categoria British Album Of The Year è quella più incerta di tutte. Anche se “Bad Blood” dei Bastille parte un po’ indietro rispetto agli altri quattro candidati, i cinque album nominati sono tutti di valore assoluto. La vittoria però dovrebbe arrivare, salvo clamorose sorprese, agli Arctic Monkeys con “AM”: quinto disco di Alex Turner e soci, ha portato il quartetto di Sheffield a fare il salto definitivo che li ha resi leggende a dieci anni dalla formazione. E chi li ferma più?