Wolfmother New Crown

Scivolone per Andrew Stockdale e i suoi Wolfmother: dopo due buoni dischi come l’omonimo debutto e “Cosmic Egg“, e un capitolo solista in linea con quanto fatto in passato (e, anzi, su alcuni frangenti seminò idee per una svolta artistica pur sempre ancorata ai Seventies), con il terzo capitolo gli australiani si ripresentano ai propri fan con un lavoro incompleto e che lascia l’amaro in bocca.

Un concentrato di mediocrità ed approssimazione (basti pensare alla produzione dalla qualità altalenante), con alcuni episodi che superano il limite dell’imbarazzante (il finale di “My Tangerine Dream”) che fan passare in secondo piano le pur buone idee presenti: e si parla di brani in linea con i capolavori del passato, come l’iniziale “How Many Times”, la sabbathiana “Heavy Weight” e l’accoppiata “I Ain’t Got No” / “Radio”, potenziali bombe live.

“New Crown” è la ciliegina sulla torta del declino totale di Andrew Stockdale e i suoi Wolfmother, sciolti e “risorti” nell’arco di pochi mesi: un esperimento nel mondo DIY per il frontman australiano capace di annullare le tante cose buone fatte in passato, accettabile solo se fosse stato presentato in partenza come delle demo da scaricare gratuitamente. E, che ai più maliziosi, potrebbe far pensare che il Grammy per “Woman” sia stato una pura e semplice casualità.

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