Uscirà il 3 giugno per l’etichetta romana 42 Records “BSB3“, l’atteso terzo capitolo dei romani Bud Spencer Blues Explosion. Il duo composto dal chitarrista Adriano Viterbini e dal batterista Cesare Petulicchio, dopo un 2013 dedicato ai progetti personali (da ricordare il disco solista “Goldfoil” di Viterbini, distribuito all’estero da una certa Rough Trade), torna con un disco che ha richiesto un lavoro diluito in più di un anno e mezzo.
Con il nuovo tour estivo che inizierà domani (la band sarà headliner del Rock 4 Ail di Vittorio Veneto), vi proponiamo un’intervista con i Bud Spencer Blues Explosion al completo poche ore prima del loro ultimo show, che si è tenuto a Roncade (TV) lo scorso 26 aprile.
Per il vostro tour vi siete ispirati a quanto fatto dagli REM nel 2007 per promuovere i brani che poi sarebbero entrati nel loro penultimo disco “Accelerate”. Come sono andate queste date e perché avete scelto questo format?
Adriano: Ci siamo dati l’opportunità di fare questo tour prima che uscisse il nostro nuovo disco per necessità. Fare il terzo disco è stato per noi un passo importante e abbiamo deciso di suonare i pezzi prima della pubblicazione per limare e correggere il tiro a qualche brano, cosa che in passato non avevamo mai fatto, preferendo vivere un periodo molto veloce nel quale non riuscivamo a focalizzare bene quanto facevamo in studio. Ora abbiamo la consapevolezza che live e disco devono essere allo stesso livello: abbiamo fatto un lavoro in sala per un anno e mezzo, scrivendo materiale che potesse valere sia ascoltato su CD sia live. Per testare queste caratteristiche in genere si pubblica il disco e poi si fa il tour, cogliendo nelle prime date quali sono i pezzi preferiti dai nostri fan. Ora abbiamo deciso di fare il contrario: siamo andati in giro per una manciata di date a suonare i pezzi nuovi, così lavoreremo più tranquilli per le date che faremo nelle prossime settimane. In realtà il disco, che uscirà in estate, è già stato registrato ed è virtualmente pronto, ma è comunque una cosa ancora molto malleabile: ascolteremo i suggerimenti dei fan scegliendo quali brani stanno meglio all’inizio della tracklist e quali dopo.
Durante questo tour, che è durato una ventina di giorni, avete avuto l’occasione di far vostra qualche segnalazione dei vostri fan?
Cesare: La cosa più importante è una: alcuni brani che credevamo fossero secondari, dei filler, sono stati visti dai nostri fan come i loro migliori, stravolgendo di fatto l’idea del disco che avevamo in testa. Abbiamo anche sostituito alcuni pezzi con altri che abbiamo proposto in quelle successive.. sì, un tour come quello che abbiamo fatto ci è servito per capire molte cose. Soprattutto ci ha dato la conferma che si può suonare tutto dal vivo, cosa che non capisci in sala prove.
Sarà il vostro primo album con la 42 Records, che ha pubblicato di recente I Cani. Come è nata questa collaborazione?
A: Per noi, prima di tutto, è importante collaborare con persone a noi vicine, sia come idee ma, soprattutto, anche dal punto di vista geografico, essendo la 42 Records di base a Roma. Questo perché è fondamentale avere la possibilità di un confronto diretto e creare dei rapporti sinceri basati non su delle email, ma anche su degli sguardi e dei caffè presi insieme al bar al pomeriggio.
“Duel” è anche il titolo del secondo film di Spielberg. Per le riprese avete lavorato con Alex Infascelli, un “cervello esportato all’estero” che in passato ha già collaborato con Nirvana e Pearl Jam. Come vi siete conosciuti?
C: Con Alex ci siamo conosciuti qualche anno fa ad un festival cinematografico non lontano da Napoli. Ci siamo frequentati nei mesi successivi, diventando amici e stimati colleghi: apprezziamo il suo modo di fare cinema e di fare video, e anche lui pensa la stessa cosa della nostra musica. Abbiamo pensato subito a lui per il ruolo di regista in “Duel”: gli abbiamo prima di tutto fatto sentire il pezzo e, subito, Alex ha apprezzato la scelta di tornare nel mondo del videoclip, da lui abbandonato negli ultimi anni, proponendoci di fare un lavoro a quattro mani. Il video però è un’opera di Alex Infascelli e il nostro brano ha il semplice ruolo di sottofondo musicale. E’ un’artista fuori dagli schemi, e ci è sembrato giusto chiedere il suo aiuto per “Duel”. Un’altra particolarità è stata la scelta, da parte nostra, di vedere il video definitivo un paio di ore prima della pubblicazione su YouTube: Alex doveva avere la massima libertà espressiva e non volevamo influenzare in alcun modo il suo lavoro. Un’attitudine diversa dal solito per fare un video, ma che ci è piaciuta molto.
Un bilancio del 2013 da solisti?
A: Personalmente mi sono divertito moltissimo a suonare la chitarra, appagando quanto avevo messo da parte da diversi anni pubblicando il disco “Goldfoil”. Ho avuto la possibilità nel 2013, facendomi questo regalo che altrimenti sarebbe rimasto nel cassetto ancora per lungo tempo. Quello del tour in America è un sogno che faccio ogni anno, perché è fuori dell’Italia che ci sono le vere opportunità: nonostante nel nostro Paese abbiamo ottenuto moltissime soddisfazioni, alla fine è difficile fare un tour in Italia.
C: E’ stato un 2013 positivissimo. Non ho fatto un disco solista, ma ho avuto la possibilità di collaborare con svariati artisti che propongono generi differenti rispetto a quello che ho suonato con i Bud Spencer Blues Explosion nei cinque anni precedenti. E’ stata una scelta volontaria, dettata dal desiderio di “staccare” e suonare qualcosa di diverso. Avevo bisogno di stimoli nuovi da portare nel progetto: ho suonato hip hop, elettronica minimale con tanto groove e con dei cantautori, andandoci anche in tour insieme. Ho un po’ cercato di realizzare delle cose che avrei voluto fare appena ho avuto tempo libero. Sia chiaro: i Bud Spencer Blues Explosion si sono fermati al massimo un mese. Con ritmi più blandi rispetto al passato (cinque anni nei quali non ci siamo mai fermati, letteralmente), ci si trovava in sala prove per comporre i brani del nostro nuovo album.
Il nuovo corso dei Bud Spencer Blues Explosion è iniziato lo scorso novembre, quando avete suonato ad un concerto gratuito a Milano. Che aneddoto mi raccontate di questo show?
A: Che ad ascoltarci c’era Steven Tyler degli Aerosmith! Ad un certo punto, mentre stavamo suonando, lo abbiamo visto su una balaustra ballare come un indemoniato, mentre apprezzava la nostra musica. E’ una cosa che ci ha colpito e della quale siamo molto fieri; alla fine dello show ci siamo salutati e conosciuti, entrando in contatto con una vera leggenda del rock. Tyler ci ha regalato un momento indimenticabile: di solito siamo noi a prendere e andare a vedere i gruppi famosi, stavolta era lui ad aver avuto l’umiltà di venirci ad ascoltare.
C: A me ha stupito un’altra cosa: parli di un’icona della storia della musica, ti aspetti una persona sopra le righe e, invece, ti trovi davanti un vero esempio di umiltà e gentilezza. Ti faceva sentire alla pari, è stata un’esperienza positiva.
Lavorate insieme da diversi anni. Quali sono i pregi e difetti di lavorare in due?
A: Il pregio più importante è quello di conoscersi: ti crei un rapporto di rispetto con chi collabori, ed è una cosa che serve per lavorare al meglio. I difetti sono invece le dinamiche necessarie per lavorare in un gruppo, la necessità di smussare gli angoli e risolvere i diverbi, cose magari più agevoli, per assurdo, se fai parte di un gruppo più numeroso.
C: Un altro difetto è il fatto di aver tanto lavoro da fare: ora abbiamo un’etichetta che ci aiuta, ma in passato, a parte il tour organizzato da DNA, seguivamo le altre cose noi due, e fidati che era un impegno molto gravoso. Non parlo del discorso spostamenti, che invece è più comodo da gestire, ma del lato economico: puoi avere anche un furgone di proprietà, ma investire denaro in due è diverso da investire in quattro o cinque. Per il gruppo lavoriamo in continuazione, non solo nel weekend o durante i concerti. E’ un po’ come andare in ufficio: ti ritrovi a dover rispondere ad un sacco di mail ogni giorno, per dire. I pregi però sono molti: è più facile mettersi d’accordo artisticamente per come la vedo io, ma capisco che è una cosa soggettiva. Un altro pro importante è anche il fatto che ciò che guadagni lo devi dividere in due.
Piani per il tour?
C: Intanto faremo uscire il disco in estate, poi pianificheremo il tour vero e proprio in Italia da fare durante i mesi di giugno, luglio ed agosto. L’Europa la affronteremo non prima dell’autunno, partendo con alcuni concerti in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo che saranno organizzati dal nostro distributore europeo. Poi non sappiamo ancora nulla, è tutto un work in progress. Lo scopo è quello di uscire dall’Europa, magari andando anche negli Stati Uniti, replicando le opinioni positive ottenute in passato. Organizzare concerti al di fuori del nostro Paese non è però facile, e ciò anche per una sorta di diffidenza dei distributori internazionali per i nostri brani in lingua italiana. La cosa ci suona strana, perché non siamo cantautori e, nei nostri pezzi, i testi in italiano hanno in realtà il ruolo di terzo strumento.