“Un gruppo senza infamia e senza lode, che ha la fortuna, non da tutti, di azzeccare quei tre-quattro brani che potrebbero giustificare l’acquisto di un disco“: è poco elegante autocitarsi, ma avevo definito con questa brevissima frase i Guano Apes in occasione del loro ritorno discografico, avvenuto nel 2011 con l’anonimo “Bel Air“. “Offline” non cambia le carte in tavola, anzi: il declino dei tedeschi, che sembrano aver smarrito la retta via sin dal primo minuto della reunion, sembrerebbe ormai sul punto di non ritorno.
Il nuovo album dei tedeschi è orfano del singolazzo memorabile, loro storico punto di forza: il livello infatti si tiene piuttosto basso per tutte le dieci tracce, salvo alcune buone intuizioni (il brano di lancio “Close To The Sun”, una velata citazione degli Abba su “Fake” e quella “Jiggle” che è l’unico filo rosso con il loro passato) che però si perdono nell’oceano di mediocrità. A mettere la definitiva pietra tombale, una produzione piatta dove, per fortuna, il talento del bassista Stefan Ude torna in primissimo piano.
Un titolo profetico: i Guano Apes, infatti, sembrano sempre più “Offline” dallo status che si sono ritagliati una quindicina di anni fa. O, forse, alla luce dei due lavori post-reunion, brani come “Open Your Eyes” sono stati semplicemente delle botte di culo.