A diciotto anni dal precedente “Man”, e a ben venti da quella “7 Seconds” che l’ha fatta conoscere anche in Italia, Neneh Cherry riprende in mano la sua carriera solista e pubblica “Blank Project”, che arriva dopo una parentesi della sua carriera nella quale ha collaborato con i CirKus e scritto un disco di cover intitolato “The Cherry Thing”.
Aiutata in cabina di regia dal guru dell’elettronica Four Tet, il ritorno della cinquantenne svedese si presenta in una veste scarna, minimale, ma non per questo poco affascinante. Tolto il pop di “Out Of The Black”, che la vede collaborare con Robyn, il resto è frutto di un lavoro di improvvisazione (“Blank Project” è stato registrato in meno di una settimana) e di una focalizzazione sul lato ritmico della musica, con un approccio alla composizione che può ricordare M.I.A. che si può sentire, ad esempio, nella title track. Un mix tra soul ed elettronica, con una tappa nella Bristol degli anni Novanta nella suggestiva “Weightless”.
Una voce che sembra non voler invecchiare quella di Neneh Cherry, artista che vuole dare una svolta senza compromessi alla sua carriera: “Blank Project” è la risposta senza alcun fronzolo a chi voleva relegare la Cherry in un immeritato dimenticatoio.