Ad un anno dal precedente “True Romance”, nato in un biennio nel quale ha messo le mani in tre singoli memorabili (due in compagnia, “I Love It” con le Icona Pop e “Fancy” con Iggy Azalea, e uno da sola, la clamorosa “Boom Clap”, brano di punta del film “Colpa Delle Stelle”), Charli XCX fa saltare il banco con il nuovo disco “Sucker”. Che, per ragioni inspiegabili, arriva in Europa con due mesi di ritardo rispetto agli States.
Sì, perché non felice del successo del suo debutto su major, l’inglesina ci ha dato dentro, pubblicando una bomba di disco pop come non si sentiva da tempo tra gli emergenti. E, anche se la seconda metà non vale neanche lontanamente la prima (spiccano solo “Famous”, “Hanging Around” con Rivers Cuomo e una “Caught In The Middle” che una Taylor Swift avrebbe fatto tranquillamente uscire come singolo), i primi otto brani valgono da soli il prezzo del fantomatico biglietto. E senza giocare le facili carte dei singoli conosciuti (“Break The Rules”, “Boom Clap”, “Doing It”), basta citare l’incipit “Sucker”, dal ritornello scippato al punk, il garage rock di “London Queen” e la funkeggiante “Body On My Own” tra le tracce simbolo di questo “Sucker”.
Sì, perché il pop di Charli XCX non è un qualcosa di piatto e scontato come quello proposto negli ultimi lavori di Katy Perry, che non a caso ha deciso di portarsela in tour in Europa: dopo una gavetta da autrice e raver nell’underground britannico, Charlotte dimostra di avere le idee ben chiare sul percorso professionale da intraprendere. Una strada nella quale una certa attitudine da indipendente si fonde con la capacità di azzeccare ritornelli che creano praterie nelle classifiche di mezzo mondo.