I God Damn sono il nuovo fenomeno rock del Regno Unito. Incensati da riviste come Kerrang! ed NME, con l’ultima che li ha battezzati come “La band più rumorosa del momento in Regno Unito“, il duo di Wolverhampton ha pubblicato ad inizio mese “Vultures“, disco di debutto che li ha meritatamente catapultati all’attenzione di tutti.
Il duo, che non nasconde il desiderio di tornare ad essere una band con più elementi “perché essere un duo è la moda del momento“, ci ha raccontato i dettagli sul primo full length per One Little Indian, tra le più importanti etichette indipendenti britanniche.
Mi raccontate il lavoro di stesura e registrazione che sta dietro “Vultures”?
Abbiamo portato sul tavolo un miscuglio di idee. E’ stato difficile sederci e chiudere un intero pezzo: non volevamo essere una classica rock band con degli effetti, ma creare alcune canzoni oneste ed oscure. Le registrazioni sono state poi fatte ai Metropolis Studios di Londra, una fabbrica del pop che è tutto il contrario che ti aspetteresti da noi, ma ci siamo innamorati del produttore Xav ed è andata così. Abbiamo fatto anche lì il missaggio, e nessuno ha capito anche questa nostra scelta.
E’ il primo disco senza Dave Copson. Come sta? Avete scritto i pezzi di “Vultures” prima della sua partenza?
Per quanto ne sappiamo sta bene. Le cose sono state così amare, contorte e complicate nei suoi confronti che preferiamo non parlarne. Abbiamo scritto tutti i pezzi senza di lui, escludendo “Skeletons” per la quale ha collaborato alle chitarre.
Com’è la vita da duo? E’ un cambio importante e come è cambiato il vostro modo di lavorare dopo la partenza di Dave?
Per ora va tutto bene, ma non escludiamo in futuro di espandere la lineup con altri componenti che potrebbero migliorare il nostro sound. Non vogliamo avere i limiti di un duo, anche perché pare che questa sia la moda del momento. Ad aiutarci c’è il fatto che lavoriamo insieme da molto tempo, quindi si è creata negli anni una certa alchimia tra di noi. Fortunatamente la scrittura di nuovi pezzi non è complicata, e ci permette di raggiungere con facilità i nostri obiettivi.
One Little Indian è un’etichetta indipendente che ha lanciato in passato nomi come Skunk Anansie, Chumbawamba, Sigur Ros e Asgeir. Come descrivi l’esser parte di questa realtà e ambite ad avere lo stesso successo delle band dette prima?
Essere parte di One Little Indian è per ora un’esperienza incredibile. Ci hanno sempre supportati e hanno degli ottimi comportamenti nei nostri confronti, lasciandoci anche la libertà artistica di fare ciò che vogliamo. Hanno avuto grandi artisti in passato, e sarebbe una bugia dire che non speriamo di entrare a far parte di questa lista. Ogni band ha un percorso artistico differente, quindi sarà difficile confrontare il nostro successo con il loro.
“Vultures” è il vostro ultimo singolo, per il quale avete registrato un video ispirato a “Black Hole Sun” dei Soundgarden e “Heart-Shaped Box” dei Nirvana. Quali sono le vostre ispirazioni?
Non neghiamo che il movimento legato a band come Nirvana e Soundgarden ha avuto per noi una grande importanza, c’è stata della grande musica pubblicata in quegli anni. Ma apprezziamo band dei più disparati generi, dagli Slipknot ai The Smiths.. non ci mettiamo a fare i settoriali, ecco.
Avete suonato di recente in Italia, pensate di tornarci in futuro?
Speriamo di riuscire a tornarci nell’immediato futuro. Amiamo l’Italia, le persone qui sono molto amichevoli e conserviamo ottimi ricordi di quei concerti.
Avete autoprodotto il video di “When The Wind Blows”. E’ ancora importante per voi l’attitudine dell’autoproduzione? Quali aree della vostra attività vi gestite in autonoma e a quali vi appoggiate?
Penso che per un gruppo sia importante gestire in autonomia quante più cose possibili. Siamo comunque fortunati: abbiamo la possibilità di avere un manager, un agente e un ufficio stampa che ci aiuta, ma il bello è che interagiamo con loro molto spesso, quindi sappiamo come le cose stanno andando. Per quanto crediamo, oggi il ruolo di un agente è più importante che in passato per il successo di una band.