Teenage Time Killers – Greatest Hits Vol. 1

teenage-time-killers-greatest-hits-vol-1-recensione

Contestualizziamo brevemente il progetto Teenage Time Killers: il chitarrista dei My Ruin Mick Murphy e il batterista dei Corrosion Of Conformity Reed Mullin si trovano al pub. Entrambi avevano un po’ di tempo libero, avendo pubblicato il nuovo disco pochi mesi prima (Murphy) o essendo in procinto di rilasciare l’ultima fatica (Mullin). Cosa decidono di fare? Prendono, vanno al Wal-Mart più vicino a prendere un bancale di birra di scarsa qualità (l’equivalente della nostra Hollandia), fanno un giro di telefonate e decidono di chiamare alcuni amici per fare un omaggio a trent’anni di hardcore punk statunitense registrando al primo take. Piccolo dettaglio: la cosa è sfuggita di mano e tra gli “amichetti” son saltati fuori nomi come Randy Blythe, Dave Grohl, Corey Taylor, Jello Biafra, Matt Skiba degli Alkaline Trio, Tommy Victor dei Prong, Nick Olivieri e Tony Foresta dei Municipal Waste.

Questo per dire cosa? Che se non ci fosse stata questa lista di nomi altisonanti, molto probabilmente i Teenage Time Killers sarebbero finiti nel dimenticatoio degli stessi artisti coinvolti. Il disco non aggiunge e non toglie nulla infatti alla carriera di musicisti che, si capisce lontano un miglio, hanno preso il tutto come un passatempo. Per fortuna vi sono alcuni brani di grande qualità a giustificare l’esistenza di questo “Greatest Hits Vol. 1”: “Exploder” è una bella bombetta piazzata in apertura, “Ode To Sean Hannity” dimostra che Jello Biafra è il numero uno anche in progetti di questo tipo, “Egobomb” ci mostra un Corey Taylor in grandissimo spolvero, “Days Of Degradation” ci ricorda quanto avrebbero meritato di raccogliere i Prong in trent’anni di onorato servizio e “Son Of An Immigrant” riporta con un tocco di nostalgia a certe atmosfere punk rock californiane.

I Teenage Time Killers, lo avrete ben capito, sono un gruppo salito alla ribalta solamente per la lunghissima lista di superospiti. Il risultato finale però non è soddisfacente e l’aria di un potenziale capolavoro incompiuto è palpabile: il classico supergruppo che nei comunicati stampa sembrava una bomba e che alla fine si è rivelato un innocuo petardino. Volete fare i fighi e ascoltare una hardcore punk band revival? Bypassate questi senza alcun rimpianto e ascoltatevi gli Iron Reagan.

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *