Machine Head, il report del concerto di Treviso del 3 ottobre 2015

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Robb Flynn deve aver fatto un qualche patto con il diavolo: perché non è possibile arrivare al New Age Club di Treviso alla fine del tour europeo (all’appello mancano solo due date in Svizzera) e non avere un calo di voce che sia uno, un calo di ritmo che sia uno, un accenno di calvizie che sia uno. La data dei Machine Head nel club veneto chiude un minitour di quattro concerti italiani inseriti all’interno di “A Night With Machine Head”, un format che la band ha portato in Nord America, Asia ed Europa durante tutto il 2015.

L’ossatura della scaletta rimane quella delle altre date di Roma, Bologna e Trezzo Sull’Adda, con una prevalenza di brani estratti dall’ultimo decennio di storia della band californiana, quello della rinascita commerciale e del ritorno in auge tra i fan grazie a solidi album come “The Blackening”. Al contrario dei concerti degli anni passati, in questa tournée la band decide di dare uno spazio di riguardo anche a due capitoli contestati come “The Burning Red” e “Supercharger”, per diverso tempo dimenticati o relegati ad una “The Blood, The Sweat, The Tears” o ad una “Bulldozer”, entrambe in scaletta a Treviso. Esempio eclatante è il ritorno di “From This Day”, canzone ripresa in questo tour e che, salvo rari casi, non trovava spazio in scaletta da inizio millennio; chi si aspettava un’accoglienza fredda da parte del pubblico, come ai tempi della svolta nu metal del 1999, si è invece trovato davanti un boato e un feedback caldissimo per un pezzo ingiustamente dimenticato per molto tempo.

Rispetto ad altre tappe italiane, non verranno proposte né la cover di “Hallowed Be Thy Name” degli Iron Maiden e nemmeno “Crashing Around You”, singolo di lancio di “Supercharger”, che lasciano spazio a “In Comes The Flood”, presa dall’ultimo album “Bloodstone & Diamonds”, e “Slanderous”, vera e propria chicca della serata raramente proposta dal vivo. Due ore e mezza di concerto che hanno visto la band originaria di Oakland protagonista di uno show maiuscolo, in una dimensione come quella del piccolo club che Robb Flynn e soci in Italia non vivevano da diversi anni. Un concerto dove l’attitudine, la vicinanza ai propri fan e le distorsioni ad alto volume hanno prevalso su tutto il resto. E due momenti sono eclatanti a riguardo: il primo, già proposto a Trezzo Sull’Adda, è quello nel quale Robb dimostra l’affetto al pubblico italiano, ricordando l’aver ricevuto un premio per le vendite di “The Blackening”, il cui annuncio è stato fatto mentre la band era in tour in Italia. Il secondo è una parentesi polemica nei confronti dei fan pronti a registrare un video con lo smartphone, azione accolta con sdegno dal frontman, che ricorda in maniera colorita ai suoi fan di essere ad un concerto.

Chi si aspettava di ascoltare diverse chicche durante il concerto dei Machine Head è stato accontentato a metà: alcune perle, tra cui tracce non suonate live da più di dieci anni, hanno trovato spazio nella serata, ma molte altre sono ancora ferme nel dimenticatoio del gruppo. Resta il fatto che, a più di vent’anni dal debutto e con una storia travagliata dal punto di vista artistico vissuta negli anni, i Machine Head del 2015 sono ancora un vero e proprio carrarmatometal capace di demolire in due ore e mezza di show ogni critica piovuta loro addosso negli anni.

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