Metti insieme Oxbow, Afterhours / Todo Modo, One Dimensional Man e Il Teatro Degli Orrori e ciò che puoi ottenere è solamente una band dall’impatto devastante. Sono nati da pochi mesi, il loro disco di debutto “A Resting Place for Strangers” è uscito pochissimi giorni fa ma ormai i Buñuel sono sulla bocca di tutti gli appassionati del rock più abrasivo. Il blasone dei progetti che vedono coinvolti i quattro componenti ha sicuramente giocato un ruolo importante, ma una miscela esplosiva come quella vista a Il Deposito di Pordenone non si vedeva da diverso tempo da band del nostro Paese.
L’impatto sonoro dei Buñuel è devastante: la proposta del quartetto italo-americano gira attorno a dei volumi impressionanti (ma dal bilanciamento così ben settato che le orecchie a fine esibizione non fischiano) e alla fisicità esplosiva di Eugene Robinson, enorme cantante di colore che spazia senza colpo ferire dalle sfuriate hardcore a delle linee vocali molto vicine al blues, alternando piccoli passi di danza a movimenti rabbiosi, quasi primitivi. I tre musicisti mettono da parte il loro carisma per mettersi al servizio della musica: la sezione ritmica Valente / Capovilla è un muro di suono che ricorda quella splendida scena alternative rock anni Novanta degli Stati Uniti, quella di Jesus Lizard e degli episodi più cadenzati dei Fugazi, e Xavier Iriondo si destreggia tra le sue numerose chitarre, il melobar e la mahai metak, strumento a corde di sua creazione che lo accompagna sul palco da ormai un decennio.
Un’ora scarsa di concerto ma intensissima, dove hanno trovato spazio i 30 minuti dei brani tratti da “A Resting Place for Strangers” con diverse parti dilatate in sede live. In mezzo pochissime chiacchiere: il solo Eugene Robinson, ad inizio encore, risponde con un sarcastico “White Power” al recente saluto nazista fatto da Phil Anselmo e oggetto di accese polemiche nelle ultime ore. Per il resto è una gran festa: dopo il concerto, infatti, Franz Valente ringrazierà sua madre presente tra il pubblico e, scesi dal palco, neanche il tempo di una doccia e tutti e quattro i componenti si mescolano subito tra il pubblico per fare due chiacchiere e bere qualcosa in compagnia dei pochi fan rimasti.
Un brevissimo tour, circa dieci date in meno di due settimane, che speriamo si prolunghi con qualche data estiva. Perché sì, dei Buñuel e della loro musica che travolge come un tir l’innocuo rocchettino coi risvoltini ne avevamo veramente bisogno.