E’ stato l’amore per il surf a far incontrare i Sunset Sons, band in parte britannica e in parte australiana ma di base non a caso a Hossegor (Francia), la “capitale europea del surf”. La passione comune per le onde si è intrecciata con una proficua collaborazione sul piano musicale, dando vita a una produzione che ben presto ha fatto breccia non solo sul pubblico – complice anche un tour con gli Imagine Dragons in qualità di opening act, – ma anche sui media di settore, che li hanno inseriti tra le band da tenere d’occhio, BBC in prima linea.
All’alba dell’uscita del loro primo full length “Very Rarely Say Die“, pubblicato il 1° aprile 2016, abbiamo contattato la band per fargli qualche domanda e capire, tra le altre cose, cosa aspettarci dalla sua prossima data italiana, che si terrà il 3 maggio 2016 al Biko di Milano e vedrà sul palco come opening act la musicista folk-noir scozzese Rachel Sermanni.
Il vostro primo full length “Very Rarely Say Die” arriva dopo quattro EP, pubblicati tra il 2014 e il 2015. Com’è stato lavorare al vostro album di debutto?
Lavorare ad un album è stata un’avventura, di quelle grandi e totalizzanti. Abbiamo iniziato a Nashville ai Blackbird Studios insieme a Jacquire King e siamo arrivati fino al piccolo studio in Francia dove avevamo registrato il nostro primo EP. Lavorare al Blackbird di Nashville con Jacquire, Lowell e Kolton è stato fantastico, si muovono su un livello totalmente diverso. E ci siamo sentiti a nostro agio anche tornando a lavorare in Francia con James Lewis dopo i festival estivi. Ci è sembrato quasi un ritorno a casa.
“Very Rarely Say Die” arriva dopo un 2015 costellato di successi, per la vostra band: non solo tanti sold out ai concerti, ma avete anche conquistato delle posizioni alte nella iTunes Chart e avete attirato l’attenzione delle etichette subito dopo il vostro primo EP. Non vi preoccupavano le alte aspettative da parte dei fan e dei media sul nuovo album?
È dalla pressione che nascono i diamanti! Rientrare nel BBC Sound Of è stato grandioso, la gente ha iniziato ad ascoltarci. In realtà, siamo rientrati nella lista ancor prima che iniziassimo a registrare il nostro debutto, ma una volta che ti hanno inserito, resti lì. Dal canto nostro noi ci siamo dati da fare e siamo stati sempre in tour, abbiamo fatto le cose alla vecchia maniera.
Avete iniziato il tour in piccole città del Regno Unito, ma nel 2015 vi siete già ritrovati a suonare sui palchi principali dei grandi festival estivi (Glastonbury, Hurricane/Southside) e poi come band di apertura ai concerti degli Imagine Dragons. Com’è stato questo cambiamento repentino nel vostro tour?
Effettivamente, c’è stata una crescita rapida, quanto a dimensioni, ma siamo riusciti a gestirla senza particolari problemi. Più grande è, meglio è! Adoriamo suonare dal vivo e sentire il pubblico che canta le nostre canzoni. È fantastico poter tornare ai nostri show da headliner e non vediamo l’ora suonare in altri festival quest’estate.
Credete che il vostro tour con gli Imagine Dragons abbia giocato un ruolo fondamentale nel far crescere la vostra fanbase in tutto il mondo?
Ci ha dato l’opportunità di suonare davanti a decine di migliaia di persone in tutta Europa, e in città dove non eravamo mai stati. I concerti sono stati tutti memorabili, speriamo di essere riusciti a conquistare almeno una parte dei loro fan. Diciamo solo che ha aiutato!
Ed è stato straordinario vedere come le nostre canzoni possano adattarsi ai grandi spazi. Abbiamo osservato gli Imagine Dragons ogni sera, e sanno davvero come esibirsi e metter su un vero spettacolo, abbiamo imparato tanto ogni giorno.
I Sunset Sons si sarebbero formati lo stesso, se tutti i suoi membri non avessero surfato?
Probabilmente no. Tutti noi surfiamo e beh… senza l’oceano, probabilmente non ci saremmo neanche mai trovati tutti nello stesso posto, non ci saremmo incontrati. Ma finisce lì, poi la musica è la musica.
Molti musicisti vogliono spostarsi negli Stati Uniti, molti surfisti invece in Australia, alle Hawaii o alle Canarie. Come mai voi invece avete scelto la Francia?
È la nostra piccola oasi all’interno dell’Europa. Basta un breve volo e puoi lasciarti alle spalle la frenesia della vita in tour. E poi, le onde lì sono strepitose!
Concluderete il vostro tour europeo con due concerti, a Milano e Madrid. Che progetti avete per il futuro?
Concerti più grandi e conquistare il mondo!