Kanye West è uno degli artisti più discussi, controversi e interessanti dell’era moderna. Dietro al suo smisurato ego, più volte “esploso” nei social media e sulle riviste di gossip, c’è infatti l’enorme talento di una persona in bilico tra la schizofrenia artistica e il genio assoluto. “The Life Of Pablo” è un esempio eclatante: un vero e proprio viaggio nella mente del rapper di Atlanta, che richiede più ascolti per essere compreso nella sua genialità.
Ad un primo ascolto, “The Life Of Pablo” suona infatti come un pastone senza senso fatto di momenti slegati e che disorienta l’ascoltatore meno attento, che inevitabilmente butta l’occhio sulla lunghissima lista di ospiti (tra i tanti, Rihanna, The Weeknd, Andre 3000, Chance The Rapper, Desiigner, Frank Ocean e un’infinita rosa tra produttori ed autori). Nella sua anarchia più totale, il settimo lavoro di Kanye West include molti episodi di assoluto interesse, al punto che si è combattuti nel trovare il singolo simbolo del disco, tanti sono i pezzi destinati ad essere ricordati.
“Ultralight Beam” dà inizio alle danze con delle atmosfere gospel, ma basta passare alla terza traccia per trovarsi davanti ad un beat incalzante e all’immancabile autotune di “Pt.2” e alla successiva “Famous” dove ci si trova di fronte alla continuazione del dissing tra West e Taylor Swift (“I feel like me and Taylor might still have sex, I made that bitch famous” è geniale nella sua misoginia).
Quando si tratta di rappare, Kanye West ha una marcia in più, e lo si nota nella fantastica “Feedback” e in “Real Friends”. Nel momento del rap e dell’autocelebrazione, niente da dire, è il numero uno: West esplode letteralmente nell’autoironica “I Love Kanye” cantata a cappella (e nella quale illustra, ironicamente, alcune delle tante critiche piovutegli addosso negli anni) e in “30 Hours”, dove racconta la serata di presentazione di questo disco al Madison Square Garden di New York.
Su “The Life Of Pablo” c’è infine anche tanto soul moderno in quelle che sono le tracce più radiofoniche del lotto: “Low Lights” include un campionamento di Sandy Rivera accompagnato da pianoforte e synth, “Waves” mostra un Chris Brown in grandissimo spolvero, “Wolves” conferma il fatto che Sia è una delle più valide voci emerse negli ultimi anni, Frank Ocean emoziona nel mezzo minuto di “Frank’s Track” e “No More Parties in LA” porta il soul in atmosfere più moderne ed urban. Ma la vera bomba è piazzata alla fine, con quella “Fade” trascinata da una linea di basso destinata a “bucare” i dancefloor da qui a poche settimane.
“The Life Of Pablo” è una sorta di seduta psichiatrica nella quale il rapper si è fatto “aiutare” da molti ospiti più o meno famosi, in quello che si può considerare un vero e proprio album collettivo. Potrà suonare strano ma potremmo essere di fronte a un potenziale David Bowie dei Millennials, un talento visionario ed esplosivo come pochi in circolazione (sempre che Kanye non si lasci fagocitare dal suo stesso ego).