Intervista Les Jeux Sont Funk, dieci domande alla band di “Erasing Rock”

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I trentini Les Jeux Sont Funk hanno pubblicato ad inizio aprile “Erasing Rock”, il loro album di debutto uscito per Irma Records. Il trio trentino, composto da Carlo Nardi, Michele Bazzanella ed Elisa Amistadi, si è fatto conoscere agli albori della carriera con diversi live set e ha deciso, dopo mesi di lavorazioni, di far confluire nel loro debutto le tre anime della band (elettronica, digitale ed acustica) in un percorso che spazia tra i Sixties, la dance e la musica funk, il tutto con un approccio libero dalle strutture e dalle soluzioni creative.

In occasione dell’uscita del loro primo lavoro, abbiamo contattato Carlo Nardi per conoscerlo meglio con le nostre dieci domande.

I tuoi tre album preferiti di sempre?
Solo tre? Che crudeltà. Consapevole che tra due minuti cambierò idea, dico: Stevie Wonder – Talking Book (1972), Red Hot Chili Peppers – Blood Sugar Sex Magik (1991), Jamiroquai – Travelling Without Moving (1996). Ecco, non ho fatto in tempo a finire che ora mi vengono in mente: Funkadelic – Cosmic Slop (1973), Shuggie Otis – Inspiration Information (1974), Zapp – Zapp (1980).

I tuoi tre gruppi ed artisti di sempre?
James Brown, Prince, R.D. Burman.

Il tuo primo concerto?
Non ricordo precisamente, sicuramente una festa studentesca o una sagra.

Il miglior concerto al quale hai assistito?
Swamp Dogg e Solomon Burke al Porretta Soul Festival, una rivelazione.

Il tuo miglior concerto?
Un concerto a Ramallah con i Tabasco, gruppo funk nel quale io e Michele abbiamo suonato per diversi anni. Inizialmente avremmo dovuto esibirci in una scuola di periferia ma in questo modo l’evento avrebbe avuto scarsa visibilità. L’organizzatrice allora ha fermato tutto e ha chiuso al traffico metà della rotonda centrale di Ramallah, facendo montare un palco in mezzo alla strada a un service di Gerusalemme – gentilissimi, quando si sono accorti che mancava il pedalino dell’ampli hanno mandato un taxi a prenderlo nella capitale. Il concerto è stato memorabile.

Il tuo peggior concerto?
Berlino, Roter Salon, una notte imprecisata del 2008 o 2009: c’eravamo già tutti in una proto-formazione dei Les Jeux Sont Funk – oltre a noi tre anche Anthony Malka, tastierista francese e co-autore del brano “Erasing Rock”. La serata era andata in rosso ma il promoter non si era presentato per saldare il debito e così i due buttafuori ci hanno sequestrato per più di un’ora. Volevano che lasciassimo gli strumenti come garanzia ma non eravamo d’accordo, poiché il giorno successivo avevamo un altro concerto. Dovemmo chiamare la polizia perché ci liberasse da quella spiacevole situazione. Quindi, più che il peggior concerto, il peggior dopo-concerto, faccia a faccia con il lato meno attraente della vita notturna berlinese.

Il momento più importante della tua carriera?
Suonare, sempre con i Tabasco, a Pistoia Blues e poche settimane dopo al Porretta Soul Festival sullo stesso palco di Ben Harper, Dr. John, Percy Sledge, Jethro Tull e Patti Smith è stato indimenticabile.

Il peggiore momento della tua carriera?
Dover cantare in pubblico da bambino, quando nessuno avrebbe mai immaginato che, stonato com’ero, da grande sarei diventato musicista e musicologo.

Una leggenda con la quale vorresti collaborare?
Siccome James Brown non c’è più, siccome Nina Simone se n’è andata, siccome neppure Allen Toussaint, Isaac Hayes, Ornette Coleman, Maurice White, George Harrison e Isaac Hayes sono più tra noi, direi Joseph “Zigaboo” Modeliste, batterista dei Meters di New Orleans, per un progetto di funk acustico e Claudio “Moz-Art” Rispoli e i Jestofunk per uno più elettronico.

Un nome emergente sul quale scommetteresti?
Nonostante il nome della mia band, non sono molto portato per le scommesse, così per andare sul sicuro ne dico due: Mirko Pedrotti Quintet e The Hoo.

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